venerdì 16 novembre 2012

Il "mio" festival di cinema

In questi giorni a Roma c'è il festival del cinema. Che cosa ne penso io? OK, d’accordo, non sono riuscita ad incrociarmi con Stallone nonostante i suoi spostamenti in città, non ho incontrato nessun’altra star del cinema e non ho visto nemmeno un red carpet, non ho scoperto com’è andata a finire la saga di Twilight (onestamente, non ho visto nemmeno un film di questa saga e me ne vanto!). Però in compenso sono andata al cinema Barberini alle 11 di mattina per vedere un bel film russo “La Danza di Deli” del regista Ivan Vyrypaev.

A dir la verità, pensavo di non trovare nessuno al cinema a quell'ora, ma mi sono sbagliata, eravamo una ventina di persone. Mentre aspettavo l’inizio del film ho dato un’occhiata al pubblico presente. C’erano dei pensionati venuti da soli,  dei liceali sicuramente scappati dalle lezioni, le signore stile “intellighenzia”, coppie di anziane signore che parlavano ad alta voce dei gossip più recenti, le attrici-studentesse, i giornalisti che non erano riusciti a vedere il film alla prima.

Il film l’ho guardato trattenendo il respiro, senza staccare gli occhi dallo schermo. In realtà sono sette brevi storie. La scena e i protagonisti sono sempre gli stessi, ma ogni storia si sviluppa in modo diverso. Tutto è costruito intorno ai dialoghi tra i protagonisti, intorno ai loro pensieri ad alta voce. Pensieri che riguardano il senso della vita, l’amore, la morte. Il film è abbastanza statico, nonostante il suo titolo, ma ti coinvolge lo stesso. E poi la colonna sonora mi è piaciuta tantissimo, direi che è uno dei protagonisti del film.  

Alla fine del film l’uomo seduto vicino a me ha deciso di condividere la propria opinione:
-    Bel film, davvero mi è piaciuto, peccato solo che non ci hanno fatto vedere questa danza, la danza di Deli, di cui hanno tanto parlato nel film…

Dopo il film ho deciso di andare in Auditorium, il cuore del festival, dove hanno luogo tutte le prime e gli eventi principali. L’ho raggiunto con l’autobus Linea Cinema organizzato appositamente in questi giorni.  Così ho scoperto che anche l’autobus fa parte del festival. Perché qui si incrociano gli studenti di cinema, i giornalisti che si riconoscono, perché si incontrano in tutti i festival, ma non sanno i nomi gli uni degli altri, i produttori di documentari e di film indie, i giornalisti radiofonici. Tutti parlano tra di loro, si scambiano opinioni, biglietti da visita, inviti.

In Auditorium il mio entusiasmo mattutino è sparito. Forse perché li regna un’atmosfera strana, diversa, artificiale. Degli spettatori e amanti del cinema non c’era traccia, per attori e VIP era ancora troppo presto. C’erano solo dei giornalisti, tanti, e scolari, felici e rumorosi, portati qua in grupponi.

Ma in ogni caso valeva la pena passarci, già solo per vedere la mostra delle fotografie scattate da Mattew Modine durante le riprese di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick.

Lasciato l'Auditorium sono tornata in centro e passata nella Galleria Alberto Sordi, dove era organizzata una mostra di fotografie dedicata ai 100 anni di Universal Pictures. Interessante, ma purtroppo all’ora di pranzo, nella galleria strapiena di turisti e romani, la mostra era praticamente scomparsa.

Alla fine del mio giro sono tornata in piazza Barberini, ed improvvisamente, quando ho visto la folla davanti all’ingresso del cinema, improvvisamente ho capito che il vero festival, il mio festival, il suo senso, è questo, è qui, nelle sale buie dove la gente guarda e applaude i film.