mercoledì 5 dicembre 2018

Intervista con Michele von Büren della galleria RvB Arts

La protagonista di questa mia nuova intervista è l'inglese Michele von Büren, creatrice della galleria romana RvB Arts. Conosco questa galleria da tanto tempo e cerco di visitare i suoi vernissage. Qui si possono trovare sempre nomi nuovi dell'arte contemporanea che è presentata in una maniera leggera e in un'atmosfera quasi informale, molto diversa dalla maggior parte delle gallerie. Fin dall'inizio mi ha incuriosito il concetto della RvB Arts: lavorare con giovani promettenti e promuovere l'Accessible Art, cioè l'arte "abbordabile" da un punto di vista economico. Infatti, propone opere d'arte di alto livello a prezzi che variano dai 100 ai 5.000 euro. È un posto ideale per gli amanti dell'arte alle prime armi o con un budget limitato, per i collezionisti smaliziati alla ricerca di giovani emergenti. Insomma, ho voluto scoprire di più e parlare con Michele, e così è nata la nostra intervista.

Michele von Büren (in centro) con gli artisti
Partiamo subito del concetto della Sua galleria, l'Accessible Art.
Il concetto di “arte abbordabile”, affordable art, è molto comune tra gli anglo-sassoni, sopratutto gli americani. Piace tantissimo perché il gusto di inglesi, e anglo-sassoni in generale, non dipende tanto dai curatori, critici, galleristi, giornalisti. Vogliono semplicemente seguire i propri gusti. E quindi questa idea di scoprire dei giovani quando hanno prezzi ancora accessibili, e magari investire nei talenti che andranno avanti e faranno carriera, insomma tutto questo diventa uno stimolo in più. E coinvolgente quasi come una lotteria e piace molto.

Poi mi sono resa conto che gli italiani invece non hanno questa visione (ride – nda). Io pensavo di introdurre questo concetto ed invece no, è davvero molto difficile. E quindi mi rendo conto che la galleria ha molto successo sopratutto con gli stranieri, perché loro capiscono benissimo quello che sto facendo. Non devo nemmeno spiegare loro il concetto. E siccome ho una reputazione di buon fiuto, perché i primi artisti con i quali avevo lavorato hanno fatto veramente dei progressi, pian piano si è sparso il passaparola. Che c’è una galleria che scopre talenti che poi vanno avanti.

Ma come è nata l’idea di aprire questa galleria? Ha studiato arte?
No, sono una profana, non ho studiato arte né tantomeno so dipingere, anche se mio nonno era un pittore. Ma credo fermamente che per poter apprezzare e godere dell'arte non siano necessarie né una profonda esperienza, né conoscenze sviluppate nel settore, né tantomeno una straordinaria disponibilità economica.

Mi sono laureata in storia ad Oxford, poi mi sono trasferita in Italia e ho fatto 10 anni di giornalismo all’ANSA. Poi ho cominciato a sentirmi un po’ annoiata sul lavoro, mi piaceva, ma mi sono resa conto che non volevo farlo fino alla pensione. Avevo tanti amici artisti, davvero bravi che però non riuscivano ad esporre. Io non riuscivo a capire come era possibile e loro mi spiegavano come funziona, che devi conoscere qualcuno, etc.

Insomma mi era venuta l’idea di lanciare l’arte abbordabile che non esisteva ancora a Roma. E poi, proprio perché non ho studiato arte, volevo mettermi nei panni di uno come me, quindi creare un bel posto dove il visitatore non si sente sminuito o imbarazzato perché non sa qualcosa. Volevo abbattere il muro di incomprensione e di timidezza che c’è quando si parla dell’arte contemporanea. E poi volevo fare una specie di cooperativa di artisti perché ho notato che gli artisti bravi sono sempre pronti di condividere, sono generosi e modesti, pieni di entusiasmo, disponibili.

Come funziona la Sua attività? Sceglie Lei gli artisti? Segue le fiere, le aste, le mostre, altre gallerie?
Sì-sì, li cerco io, vado alle mostre, vado online, mi tengo sempre aggiornata. Sono specializzata in giovani emergenti italiani. Cerco l’arte che ti invita a godere della bellezza. Per questo non ho fatto il “cubo bianco”. I miei soci di appoggio sono l’Antiquariato Valligiano in via Giulia a pochi passi dalla galleria. Sono storici antiquari, sulla scena romana dagli anni 60. E quindi questo matrimonio tra l’arte contemporanea e l’antiquariato è bellissimo, perché entri nella galleria e senti il calore, l’atmosfera di casa. Io lo trovo molto bello questo connubio. E fa sentire al proprio agio chi entra dentro.

Ogni opera esposta da me ha tutte le informazioni: il nome dell’artista, i prezzi, i materiali, la tecnica. Insomma tutte le informazioni di cui ha bisogno il visitatore, senza dover per forza rivolgersi al gallerista. Tutto è molto esplicito.



La Sua galleria ha compiuto 10 anni. Vuole fare un piccolo bilancio, resoconto? É contenta, Le ha dato soddisfazioni?
Sta crescendo sempre di più perché il passaparola funziona. Vedo sempre più gente entusiasta. Sono entrata nella lista delle 10 gallerie più belle di Roma. Insomma, questa attività sta andando molto bene, sta portando i suoi frutti, e soddisfazioni.

É bello vedere quando una idea vincente riesce a funzionare.
Sì, mi dà molta soddisfazione anche vedere i clienti che si sentono coinvolti. Molti tornano, con piacere, anche quelli che hanno acquistato un’opera. Tra l’altro, un’altra cosa diversa dalle solite gallerie: i miei artisti conoscono i compratori, non faccio un segreto di questo. Io sono contenta quando il cliente conosce l’artista, vede la sua crescita e si seguono anche dopo la mostra. Visto che il cliente ha investito, vuole sapere che fine fa il mio artista.

Insomma, tanti clienti rimangono affezionati alla galleria e alla proposta, anche perché io ci metto tanta passione che si vede e si sente. E anche gli artisti sono entusiasti di questo approccio, rimangono affezionati e legati alla galleria.

In qualche modo si sente un mentore per loro?
Sì, esatto! I miei rapporti con clienti e artisti sono molto di più di un semplice rapporto compra-vendita.

Insomma, sembra che si è creato un bel cerchio magico di energia positiva!
Esatto!

Nella media quante mostre d'arte organizza durante l'anno?
Ne faccio tra le 7 e 9, dipende. Ogni mese dell’anno attivo cambio allestimento. Quindi fra fine settembre e Natale ne faccio almeno tre, poi gennaio è un po’ morto, quindi riparto da febbraio e fino a fine maggio faccio almeno altre quattro mostre.


Può svelarci i dettagli della prossima mostra?
Sì, certo! Ogni Natale cerco di fare una mostra per i miei gusti. Quindi detto un tema e scelgo gli artisti che rientrano nel tema. Spesso scelgo il mondo delle favole, ho fatto una mostra sulle favole di Hans Christian Andersen che è stata un grande successo. Anche su Alice nel Paese delle Meraviglie, anche su Oscar Wilde e le sue favole che non sono molto conosciute. Era bellissimo! Invece quest’anno sarà “Miti e leggende – Myth and Legends”, una grande mostra collettiva, a dicembre. Il vernissage sarà il 6 e 7 dicembre e la mostra resterà aperta fino al 26 gennaio 2019. Qui saranno presenti anche gli artisti stranieri.

Quindi per Lei è quasi un non-stop. Lancia una mostra, ma nel frattempo già lavora alla prossima!
Sì, so già fino a maggio prossimo che cosa farò in galleria. Io so chi vorrei avere in galleria e per averli li devo dare del tempo per organizzare e sviluppare la mostra personale, minimo tre mesi. Sei mesi è l’ideale. Così l’artista può lavorare bene, concentrarsi, etc. Ogni personale presenta le opere nuove, create per l’evento e apposta per la galleria, non sono le retrospettive. Quindi queste tempistiche dipendono dagli artisti più che dalla galleria o le questioni organizzative.

Un Suo consiglio agli collezionisti/amanti d'arte quando si compra un'opera d'arte?
Secondo me, se uno è già appassionato dell’arte contemporanea, deve fidarsi assolutamente del proprio istinto e gusto, di non avere paure. E scegliere la galleria che propone una scuderia di artisti che corrisponde alle sue aspettative. Prima di acquistare consiglio di leggere il CV dell’artista, che studi ha fatto, se espone, se ha fatto le mostre personali, se ha vinto i premi, se è un artista che fa solo questo, vive solo di questo. L’artista deve essere la prima persona che investe in se stesso, rischia tutto. Solo così può dare il meglio di se, perché altrimenti muore di fame.



Essere donna e straniera in questo settore fa la differenza?
Diciamo che io sono quasi una gallerista anti-sistema, nel senso che ho poco a che fare con le altre gallerie. Faccio quello che piace a me, mi gestisco da sola e di conseguenza sono anche poco esposta agli atteggiamenti e giudizi. Vedo quello che funziona meglio per me e basta. Il fatto che sono una inglese mi da quasi una autorevolezza in più, sia con gli stranieri che con gli italiani. Si fidano di me, vedono che sono sincera. Sono la prima a sconsigliare ad un cliente se vuole mettere un quadro nel posto sbagliato, che non funziona. Un quadro deve cantare. Una cosa è vedere il quadro appeso in galleria, l’altra – a casa, dove magari non avrà lo stesso effetto, perché i mobili, le luci, etc sono diverse. Perché ogni posto ha una sua aura. Quindi io cerco di aiutare ad avere un’opera in casa che canta, che riverbera come riverbera in galleria.

Si parla tanto di Banksy ultimamente. Lei che cosa ne pensa?
Artisticamente lo stimo molto, mi piace, mi entusiasma. É divertente, coinvolgente e anche tecnicamente forte. Preferisco che parlino più di lui e di artisti come lui che di artisti concettuali, perché guardo molto la capacità tecnica. E poi è democratico, è per le persone, lo fa sui muri, per tutti.

I Suoi artisti preferiti in generale?
Sono davvero troppi! Ho una piccola debolezza per i preraffaelliti (Dante Gabriel Rossetti, William Trost Richards, William Hunt, Edward Burne-Jones, John William Waterhouse ed altri), la scuola inglese del fine ‘800 della quale sono state fatte anche tante critiche. Invece io li amo! Quando ero all’Università coprivo le mura della mia stanza con i poster e le cartoline con i lavori dei preraffaelliti, e le mie compagne del corso mi prendevano in giro, quasi si arrabbiavano, non lo capivano ne condividevano. Io invece li adoro ancora (ride - nda)!

Infatti, tra le mie prime scoperte per la galleria c’era una coppia di giovani fotografi del Veneto, Tania e Lazlo, che poi sono diventati importantissimi. E loro facevano i quadri di preraffaelliti in chiave fotografica, lei faceva la modella ed in effetti sembrava un po’ di quel genere, aveva capelli lunghi, rossi, molto delicata e bella.

Che cos'è per Lei il lusso?
Poter fare quello che vuoi, questo è il gran lusso. Mi rendo conto che mi sono buttata in questa avventura che poteva andare male, però ora che funziona mi sento proprio privilegiata, di avere questo lusso di seguire le mie passioni. É un gran lusso, la possibilità di seguire le proprie passioni, ecco.


Le manca Londra?
Per niente! Mi manca la mia famiglia, ma ho passato a Roma più della metà della mia vita. Mi piace molto il modo di italiani di essere più rilassati nei rapporti sociali.

E il Suo rapporto con Roma?
Io amavo e amo Roma, se no non ci sarei rimasta. Ma devo dire che ultimamente c’è un crollo verticale, lampante. La città sembra abbandonata a se stessa. Questa è l’impressione che ho di Roma di oggi. 

Qualche indirizzo della Sua Roma?
Vado sempre al Centrale Montemartini, è un posto molto particolare, molto bello!

Fotografie per gentile concessione di Michele von Büren

RvB Arts - via delle Zoccolette, 28
Antiquariato Valligiano - via Giulia, 193
www.rvbarts.com
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