venerdì 20 dicembre 2019

Allargando gli orizzonti: una mostra a Prato da non perdere!

Ogni tanto Rome insider allarga i propri orizzonti ed esce dai confini della sua amata Città Eterna. Perciò non ho esitato molto quando mi hanno invitata in Toscana a Prato all'apertura della mostra "Dopo Caravaggio. Il seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito", organizzata dal Comune di Prato e curata da Nadia Bastogi e Rita Iacopino. Era come un bellissimo regalo arrivato giusto in tempo per Natale!

Collezione Museo di Palazzo Pretorio Prato-Mattia Preti,
Ripudio di Agar, 1635-1640 ca., olio su tela, cm 185x280
E' una mostra-gioiellino, non molto grande, ma continente opere straordinarie, alcune delle quali sconosciute al pubblico e perfino agli studiosi. Dipinti "mai visti" della Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell'Arte Moderna a Napoli insieme alle tele più suggestive del '600 del Museo di Palazzo Pretorio di Prato danno vita ad un percorso espositivo che vuole raccontare l'impatto determinante della pittura di Caravaggio su alcune delle personalità più rilevanti della scena artistica partenopea nel XVII secolo, attraverso una scelta di opere di grande qualità delle due collezioni. Una scelta precisa, in stretto dialogo cronologico, tematico e stilistico tra la Fondazione De Vito, che si configura per qualità e interesse storico come una delle più notevoli collezioni private di pittura napoletana del '600, e il Palazzo Pretorio, che conserva uno dei nuclei più importanti di dipinti del '600 napoletano in Toscana. Una mostra che unisce la raccolta pubblica e privata, che pur formatesi con modalità e in tempi diversi, raccontano storie di mecenatismo e di passione per l'arte.


Collezione Fondazione De Vito-Maestro dell’annuncio ai pastori (Juan Dò?),
Giovane che odora una rosa, 1640-1645 ca., olio su tela cm. 104 x 79
Il '600 napoletano è un capitolo importantissimo nella storia dell’arte. Chiamato il "dopo Caravaggio", inizia con un naturalismo napoletano, che vede in Battistello il primo e più coerente interprete, per giungere all'apice con lo spagnolo Jusepe de Ribera e poi attraverso le declinazioni aggiornate sul classicismo di artisti come Massimo Stanzione e Bernardo Cavallino, arriva fino a Mattia Preti, protagonista della scena artistica partenopea di metà secolo insieme a Luca Giordano. Sulle loro opere, già improntate al linguaggio barocco, matureranno ormai alle soglie del '700 artisti come Nicola Malinconico.
Collezione Fondazione De Vito-Jusepe de Ribera,
Sant’Antonio abate, 1638 (datato), olio su tela cm. 71.5 x 65.5
Nessun'opera non è stata scelta per questa mostra per caso. L'intrigante congruenza degli esempi pratesi con le opere degli stessi artisti o del medesimo ambito presenti nella Fondazione De Vito si riflette nell'allestimento in cui il significativo dialogo tra i due nuclei, dettato da una sequenza cronologica, consente anche l'individuazione di corrispondenze e di legami tematici.


Il percorso è diviso in quattro nuclei. La prima sezione della mostra è dedicata a Giovanni Battista Caracciolo, che fu in diretto rapporto col Merisi a Napoli e che per primo ne veicolò con una personale interpretazione il potente naturalismo luministico influenzando i pittori contemporanei e della generazione successiva. La seconda - a Jusepe de Ribera, artista spagnolo attivo a Napoli dal 1616 al 1652, figura determinante per lo sviluppo del filone del naturalismo caravaggesco in ambito partenopeo, e al Maestro dell'Annuncio ai Pastori, artista della cerchia di Ribera, oggetto di importanti contributi di Giuseppe De Vito, che aveva proposto di identificarlo con il valenciano Juan Dò (la proposta accettata solo da una parte della critica). La terza sezione a protagoniste femminili ovvero un gruppo di opere di artisti come Paolo Finoglio, Bernardo Cavallino, Antonio De Bellis ed altri che si caratterizza per i soggetti con protagoniste femminili con differenti personalità e ruoli. Ed infine la quarta sezione è dedicata a Mattia Preti, che contribuì a traghettare il naturalismo verso un linguaggio pienamente barocco di grande espressività pittorica.


Collezione Fondazione De Vito-Mattia Preti, Deposizione di Cristo dalla croce, 
Ottavo decennio del XVII secolo, olio su tela, cm. 179 x 128
Come detto prima, è una mostra non molto grande, ma che invita a soffermarsi e ammirare le opere senza fretta. Indubbiamente, è una mostra che permette di valorizzare la collezione del Museo, ancora uno splendido e prezioso scrigno italiano, che racchiude l'anima e incarna la storia di Prato, e un’occasione, per i visitatori e gli studiosi, di aprirsi alle nuove conoscenze e scoprire ancora una pagina dell'arte.

Fotografie per gentile concessione dell'ufficio stampa mostra

Dopo Caravaggio. Il seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito
Fino al 13 aprile 2020
Museo di Palazzo Pretorio di Prato
Piazza del Comune - Prato
www.palazzopretorio.prato.it