martedì 25 giugno 2019

Intervista con Olga Strada, direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca

Fare l'intervista con Olga Strada, la direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca dal 2015, era da tempo una delle mie aspirazioni. Questa istituzione è una delle più prestigiose e autorevoli tra quelle che rappresentano l'Italia all'estero, molto amata e frequentata dai russi. Tanto successo è dovuto senza dubbio all'attività proficua ed efficace della sua direzione. Un esempio di come sostenere l'immagine del paese e del made in Italy a livello internazionale e sviluppare rapporti di amicizia anche nei momenti difficili tipici dei nostri tempi instabili e complicati.

E così, appena ho avuto un'occasione di fare qualche domanda alla Dott.ssa Strada, che ha cortesemente trovato del tempo nella sua agenda pienissima per rispondere, l'ho subito colta ed ecco la nostra intervista, con la premessa che per raccontare la sua attività e la sua vita, così interessante, legatissima alla Russia, ricca di storie ed esperienze, non basterebbe un libro intero!




Mi racconti della Sua attività di Direttrice dell'Istituto Italiano a Mosca. Che obiettivi principali si è posta quando ha ricevuto questo incarico?
Mi sono posta come obiettivo di “svecchiare” questa prestigiosa istituzione, di dare una ventata di ariosa energia aprendo le porte a temi e progetti che raccontassero dell’Italia e della sua ricchezza culturale da più punti di vista. Soprattutto mi interessava poter dialogare con il maggior numero di istituzioni moscovite, musei, Università, fondazioni, festival, e presentare progetti nuovi oppure cooperare ed inserirmi in modo attivo e fattivo in iniziative già intraprese. Questa strategia ha permesso di moltiplicare il raggio di azione dell’Istituto, di accrescerne il prestigio non solo a Mosca ma anche in altre città russe, con le quali si è proficuamente collaborato. Inoltre mi interessava far conoscere aspetti della nostra cultura meno conosciuti per motivi storici, come ad esempio le avanguardie artistiche italiane del dopoguerra, registi, fotografi, scrittori “poco frequentati” oppure del tutto sconosciuti. Ciò non significa che i grandi nomi classici della nostra cultura non sono stati presi in considerazione, tutt’altro, ho anzi cercato di metterli in dialogo con la cultura russa e con un terreno più contemporaneo. Ricordo il convegno sul filosofo Benedetto Croce o quello in programma a ottobre su Machiavelli e Guicciardini.

Il progetto realizzato in questi anni di cui va più fiera?

Tra i progetti di cui vado particolarmente fiera sono la retrospettiva dei film di Nanni Moretti, un regista che non mette d’accordo tutti ma che ha dato voce, a mio parere, alla parabola italiana degli ultimi decenni, perlomeno dagli anni 70 agli anni 2000.


Con Nanni Moretti, Mosca, 2016
La partecipazione dell’Italia per la prima volta come paese d’onore alla XX Fiera del Libro Non/Fiction dove lo stand italiano è stato particolarmente apprezzato per la ricchezza dei contenuti, la qualità degli ospiti invitati (Francesco Piccolo, Edoardo Nesi, Helena Janeczek, Matteo Strukul, Fulvio Ervas, Roberto Pazzi e molti altri) e per lo stile dello stand. Da questa esperienza è sorto il premio letterario “Intersezioni. Italia-Russia”, la cui prima edizione si è svolta a Mosca proprio in questi giorni e che ha visto vincitore uno scrittore esordiente, Alessio Forgione, con il romanzo “Napoli mon amour”. Il premio consiste nella pubblicazione di questo romanzo in russo naturalmente da una casa editrice russa. Il prossimo anno avverrà il contrario, la giuria mista Italo-russa, premierà un autore russo il cui libro verrà tradotto in italiano.

L’altra iniziativa della quale vado particolarmente fiera è il “Premio Mosca”, che consiste in una borsa di studio per due curatori di arte contemporanea e architettura, dove i vincitori hanno la possibilità di fare un’esperienza formativa di sei mesi lavorando nel team della prestigiosa V-A-C Foundation, tra le realtà più dinamiche nel settore dell’arte contemporanea.

In ambito accademico è stato importante il convegno realizzato nell’ottobre del 2018 con la partecipazione di varie Università italiane e russe per creare una “fotografia” dello stato dell’insegnamento della lingua italiana in Russia. Esperienza fruttuosa che verrà ripetuta anche nell’autunno di quest’anno con l’intento, tra gli altri, di fare inserire l’italiano, quarta lingua più studiata al mondo, nel programma del cosiddetto EGE, l’esame unico di fine corso scolastico dei licei russi.

Non posso non citare le innumerevoli mostre d’arte e fotografiche : Elisabetta Catalano, Giosetta Fioroni, Mimmo Jodice, Elio Ciol, Pino Pinelli, Mario Giacomelli e la recente Biennale dei Licei Artistici Italiani.

Un altro traguardo importante è stata la mostra di architettura dedicata ad uno dei maestri viventi, Mario Bellini. La mostra “Mario Bellini. Italian Beauty” è stata inaugurata nel marzo di quest’anno dal Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico.

In media abbiamo realizzato circa 120 eventi all’anno.


Con Olga Sviblova e Pino Pinelli, Mamm, 2016
I prossimi progetti, collaborazioni, mostre, festival? 
Tra i prossimi progetti la mostra “60 anni di Made in Italy” che inaugurerà il 2 luglio al Museo Statale delle Arti Popolari e Applicate di Mosca. Una importante iniziativa che presenterà al pubblico russo una straordinaria collezione di abiti dagli anni 60 ad oggi. Un percorso attraverso il quale conoscere non solo l’abilità della creatività italiana in questo ambito ma anche la storia del nostro paese. La moda, pur essendo un fenomeno effimero, è una cartina tornasole della società, dei cambiamenti di un popolo e di molto altro. 

Qualche parola sul Suo background.

Mi sono laureata a Venezia all’Università Ca’ Foscari scegliendo una tesi di storia dell’arte russa. Ho scritto la storia della rivista “Mir Iskusstva” e del suo geniale fondatore, Sergej Djagilev. Quando nel 1985 mi laureai su questo argomento pochissimi in Italia conoscevano questo periodo ed anche Djagilev era spesso conosciuto come ballerino!

Pur essendomi laureata con 110 e lode ed avendo avuto delle interessanti offerte non ho fatto la scelta di intraprendere la carriera universitaria. Per alcuni anni ho lavorato a Venezia in una società di comunicazione e pubbliche relazioni che avevo fondato con dei miei amici. Poi ho iniziato a lavorare con importanti registi russi come Nikita Michalkov e Gleb Panfilov per i quali ho seguito e curato importanti progetti. Nel frattempo mi ero trasferita a Roma e negli anni ho sviluppato la mia attività lavorando nel settore culturale e artistico. Ho realizzato importanti mostre d’arte italiana al Museo Ermitage di San Pietroburgo, creato festival del cinema russo in Italia, seguito prestigiosi progetti internazionali sempre nella sfera culturale.

Con Nikita Michalkov, Venezia, 1989
Qualche parola sulla Sua famiglia, in particolare su Suo papà Vittorio Strada (è stato uno slavista, critico letterario e accademico italiano - nda).
Potrei dire molte cose di mio padre, ma nello spazio di questa intervista lo ricorderò come figura di spicco nel panorama intellettuale italiano e non solo italiano. Sicuramente è stata una figura di riferimento fondamentale nella mia formazione e grazie a lui ho potuto conoscere in modo non superficiale la galassia Russia. Mio padre mi ha trasmesso un senso etico molto profondo e un approccio a lavoro serio. Di mio sono una perfezionista e cerco sempre di dare il massimo dell’impegno e del risultato.

Ha mai avuto qualcuno come punto di riferimento o come maestro?
Ho avuto più persone che nella mia vita sono state importanti. Qui ne cito solo due, molto diverse tra loro: Nikita Michalkov e Olga Sviblova. Ognuno a suo modo mi ha dato moltissimo sotto il profilo sia professionale che umano.


Con Olga Sviblova, 2017
Con Nikita Michalkov, Ambascita d'Italia a Mosca, 2015
Il miglior consiglio che abbia mai ricevuto?
Sii te stessa!



Il Suo rapporto con la Russia e con Mosca? Si trova bene lì? Mi racconti "la Sua" Russia?
A Mosca mi trovo non bene, di più! In questa città dinamica e pulsante mi sento nel mio elemento naturale. Sono una persona più metropolitana che votata alla vita ritirata. Mi piace essere nel vortice delle cose anche se talvolta è stancante e richiede un grande impegno. Non mi spaventa neppure il fattore climatico perché con l’età che avanza preferisco più i climi freschi a quelli caldi.


La mia Mosca ha diverse declinazioni nel senso che l’ho conosciuta in epoche diverse, ho dei ricordi di quando venivo qui negli anni Sessanta e la città aveva dei colori, sapori, umori diversi anni luce dalla Mosca odierna. Così come la Mosca della fine degli anni Settanta, quando dopo un lungo periodo di assenza dalla Russia ci ritornai, era diversa da quella degli anni del cambiamento, dei cosiddetti “anni selvaggi”, i mitici anni Novanta della trasformazione quando tutto era possibile e la città era un magma con accenti da romanzo punk dark. La Mosca attuale è una capitale con servizi di eccellente livello che ha saputo trasformarsi tenendo conto delle nuove esigenze della contemporaneità.



C'è sempre tanto interesse nei confronti dell'Italia, della lingua e della cultura italiana, del made in Italy da parte dei russi?
I russi sono dei fan innamorati dell’Italia a tal punto che non vedono i nostri difetti e lacune. Questo sguardo con gli occhiali rosa dovrebbe incoraggiarci a trovare la forza per essere migliori e per uscire dall’impasse nel quale il Paese versa da più anni, non solo per colpa nostra va detto.

I corsi di lingua italiana presso il nostro istituto godono di buona salute e sono frequentati da più categorie di persone. Non solo studenti che vogliono approfondire certi aspetti della lingua ma persone che per lavoro o diletto vanno spesso in Italia e vogliono attraverso la conoscenza della lingua sapere di più della nostra storia e cultura.

Un paio di eventi culturali del momento secondo il Suo parere da non perdere in Russia e in Italia?
Da non perdere la mostra al Museo delle Arti Figurative di Mosca dedicata alla collezione Schukin che vedrà finalmente riunite in una unica sede la formidabile raccolta nata alla fine del XIX secolo dalla sensibilità artistica di questo geniale collezionista russo. Chi non è riuscito lo scorso anno a visitare la mostra a Parigi alla Fondazione Louis Vuitton potrà ammirare questa magia a Mosca.

In Italia penso che meriti una visita, nell’anno che celebra i 500 anni della morte di Leonardo Da Vinci, l’esposizione alla Pinacoteca Civica di Fabriano, l’opera giovanile del genio di Vinci nota come “Madonna Benois”, che il Museo dell’Ermitage ha concesso in prestito per qualche mese.

Che cosa Le piace del suo lavoro?
Mi piacciono più aspetti. La possibilità di creare dei progetti e di impegnarmi perché si realizzino, trovare soluzioni ai problemi che si possono venire a creare lungo il percorso. La grande opportunità di venire a contatto con personalità straordinarie, il conoscere cose nuove , il rimettersi costantemente in gioco e quindi studiare, leggere, vedere, discutere, aprirsi a nuove visioni, che puoi non condividere ma che sicuramente ti arricchiscono.



Il Suo rapporto con Roma?
Dopo Venezia ho scelto una città di una bellezza diversa, più di impatto e carnale come Roma. Amo molto questa città dove i secoli si accavallano e si rincorrono, dove il barocco dialoga con le antichità dell’impero romano, dove ogni chiesa custodisce un capolavoro e una storia segreta, dove il cielo ha una luce particolare, irripetibile ed alla fine, nonostante la città negli ultimi anni abbia subito grandi ingiurie, cerchi di dimenticare tutto quello che è legato alla cattiva amministrazione, all’incuria e ti perdi nella bellezza dei vicoli e delle piazze di questa gloriosa città.

Qualche Suo indirizzo o posto preferito a Roma?
Mi piace inforcare la bicicletta e pedalare lungo gli argini del Tevere, nelle zone non pericolose ovviamente, così come nell’area di Trastevere verso Santa Cecilia.

Ci sono molti negozi che amo, tra questi quello di gioielli di Lucia Odescalchi in vicolo del Piombo, un affascinante spazio affrescato di un palazzo cinquecentesco pieno delle meravigliose creazioni di questa talentosa designer.

Tra i ristoranti mi piace l’enoteca Corsi in via del Gesù dove poter gustare in una atmosfera famigliare piatti semplici e gustosissimi.

Tra i musei trovo molto accoglienti il museo a Palazzo Braschi e lo spazio di Palazzo Altemps. Tra i nuovi luoghi della creatività quelli dove si possono osservare gli artisti della Street Art, come Tor Marancia.

Tra i teatri mi piace molto il teatro Palladium alla Garbatella, così come la Garbatella stessa ed anche un quartiere “esotico” come il Coppedè , che prende il nome dall’architetto Gino Coppedè il cui stile eclettico in architettura ricorda un po’ quello di certe palazzine moscovite edificate nello stesso arco di tempo.

Il parco preferito è quello di Villa Torlonia, esteso ma al tempo stesso raccolto.

Sempre nella zona della Nomentana luoghi di assoluto incanto sono la chiesa di Sant’Agnese e il Mausoleo di Santa Costanza dove ti immergi, nonostante i molti lavori fatti nei secoli, in una affascinante atmosfera bizantina.



Fotografie - dall'archivio personale di Olga Strada