lunedì 27 maggio 2013

Disegni sulla pelle


Il tatuaggio accompagna l'uomo praticamente da sempre, le motivazioni e gli usi sono vari, che sia per mostrare l'appartenenza ad un gruppo, o come segno di un passaggio nelle varie fasi di vita di un individuo, o ancora come status sociale, ed infine in epoche più recenti come ornamento puramente estetico. Mi ha sempre affascinato il lato artistico o meglio la grafica utilizzata per realizzare i tatuaggi, indipendentemente dalle dimensioni o dall'uso o meno dei colori, in assoluto mi piacciono quelli puramente geometrici come i tribali.

Ultimamente mi sono trovato a passare spesso davanti ad uno studio di tatuaggi lo Yama Tattoo in Via Urbana 62, ed ogni volta la curiosità faceva capolino, per questo mi sono deciso ad entrare ed accordarmi per fare uno shooting da loro. Così il giorno prescelto ero dietro la tenda che separa la zona di lavoro dal negozio. 


Qualche scatto per cercare il giusto feeling con quello che stavo fotografando trovando le inquadrature giuste, quelle che secondo me meglio avrebbero reso l'atmosfera del momento, un momento creativo ma particolarissimo proprio perché il tutto avveniva sulla pelle di una terza persona. Due ore passate con i due tatuatori, "Welt" e "Scissor", nomi enigmatici che celano due "artisti" molto bravi, capaci appunto di dare forma al disegno, anzi i disegni visto che erano due i lettini usati per due clienti. Uno per un complesso disegno che comprendeva tutta la schiena, con degli effetti molto belli, direi quasi tridimensionali, che richiedono tempo e precisione, l'altro molto più piccolo su un braccio e con uno stile totalmente diverso e colorato, ma non per questo meno bello. Due ore dicevo accompagnate ovviamente da musica metal, che seppure non sia la mia preferita era ottima come sottofondo in quel contesto.

Alla fine sono uscito soddisfatto di aver colto in alcune foto l'essenza un po mistica del tatuaggio, il suo fascino che però non è tale da convincermi a ricevere sulla mia pelle uno di questi piccoli capolavori. 

Testo e foto Antonio De Paolis