mercoledì 22 gennaio 2020

La mostra "C'era una volta Sergio Leone"

Confesso che inizialmente l'inaugurazione della mostra al Museo dell'Ara Pacis dedicata a Sergio Leone, con cui Roma celebra, a 30 anni dalla morte e a 90 dalla sua nascita, uno dei registi italiani più famosi nel mondo, mi ha lasciata indifferente. Sì, certo, come tutti avevo visto "C'era una volta in America", senza dubbio uno dei migliori film di tutti i tempi e uno dei miei preferiti in assoluto. Mi ricordo di averlo visto per la prima volta da bambina, ancora ai tempi dell'Unione Sovietica, ero con i miei genitori al cinema strapieno, e all'epoca questo film mi era sembrato troppo lungo, complicato, persino noioso. Più tardi l'avevo rivisto più di una volta, in anni diversi, già con occhi diversi. È come un romanzo classico, si può rileggerlo diverse volte in periodi della vita diversi scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo.

Ma quando parliamo di Sergio Leone, la prima cosa che ci viene in mente sono comunque i suoi western. Già vivendo in Italia avevo scoperto che quasi tutti gli italiani, almeno uomini, sono cresciuti con i film western di Sergio Leone, li sanno a memoria, li citano, conoscono i personaggi e gli attori. Per me invece questi western erano sempre un mistero incomprensibile. Mi sembravano così naive e semplici, un cinema per ragazzini. Non ho mai avuto la pazienza di guardarli fino alla fine. Insomma, non ho mai capito che cosa c'era di così interessante in questi western.

Ed ecco, quando la settimana scorsa mi hanno invitato di visitare questa mostra con una guida d'eccezione - Gian Luca Farinelli, curatore del percorso espositivo nonché Direttore della Cineteca di Bologna, ho pensato che era la volta buona per capire il mistero di Sergio Leone, della popolarità del suo cinema. 


La carriera di Sergio Leone è stata breve (soli 6 film in 20 anni), ma folgorante. Il suo destino è stato segnato fin dalla nascita: il padre era regista e la madre attrice del cinema muto. Inizia il suo percorso con il genere peplum (filone cinematografico storico-mitologico), ma si scopre davvero lavorando con il genere western, che riscrive letteralmente. Ad ogni suo progetto dedicava moltissimo tempo, parlandone con gli amici, sceneggiatori, produttori, girava i film consumando ore e chilometri di pellicola, dedicando mesi per lo scrupoloso montaggio, curando ogni minimo dettaglio. Il suo cinema era una vera produzione artigianale, nel senso alto del termine, dal trucco fino alla registrazione sonora. Oggi è impensabile immaginare di fare del cinema in questo modo, tutto è diventato più veloce e industrializzato. Ma proprio per questo motivo ogni suo film è così unico, e ora ne rendiamo conto ancora di più. 



Anche se era romanissimo, di nascita e di sostanza, non aveva mai girato nessun film a Roma. Anzi, i suoi western, che avevano l'America sullo sfondo, in realtà erano girati in posti diversi, anche nel deserto in Spagna, ma erano fatti talmente bene e sembravano talmente reali, che nessuno aveva dubbi di vedere sullo schermo il Wild West. 


Il culmine della sua carriera è stato il film "C'era una volta in America", al quale sarebbe seguito un altro film di proporzioni grandiose, dedicato all'assedio di Leningrado durante la Seconda Guerra Mondiale, del quale rimangono, purtroppo, solo poche pagine scritte prima della scomparsa di Leone. 


Sono ormai conosciute a tutti le collaborazioni di Sergio Leone con il compositore Ennio Morricone (hanno addirittura studiato insieme a scuola!) e con Clint Eastwood diventato "quel Clint Eastwood" proprio grazie ai film di Sergio Leone. E quanti altri attori famosi avevano partecipato nei suoi film! Claudia Cardinale, Charles Bronson, Gian Maria Volontè, Henry Fonda e molti altri. Leone amava girare di persona ogni scena dimostrando agli attori la sua idea, si immergeva completamente nella vita sul set. 



Le radici del cinema di Sergio Leone affondano anche nell'amore per i classici del passato nei quali trovava l'ispirazione, ad esempio, nei film di Akira Kurosawa. Ma allo stesso tempo i suoi film sono diventati manuali su cui oggi gli studenti di cinema di tutto il mondo imparano il linguaggio cinematografico, mentre molti dei registi contemporanei, da Martin Scorsese, Steven Spielberg, Francis Ford Coppola a Quentin Tarantino, George Lucas, Ang Lee continuano a riconoscere il loro debito nei confronti del suo cinema. I riferimenti ai suoi film, al suo stile si può trovare in tantissimi film, dai primi piani fino alle inquadrature dei dettagli, le lunghe pause silenziose ma significative, la grafica dei titoli innovativa, l'importanza della musica. 


E così, alla fine della visita ho scoperto che Sergio Leone è un'universo intero, immenso, è molto di più che solo i film sul Wild West, sui buoni e cattivi. Nel suo mondo si può immergersi ancora e ancora, il suo lascito, l'eredità creativa è enorme, e oggi possiamo inserirlo senza dubbi tra i più grandi registi e artisti italiani.




Mostra "C'era una volta Sergio Leone"
Museo dell'Ara Pacis
Lungotevere in Augusta - angolo via Tomacelli
Fino al 3 maggio 2020