lunedì 18 maggio 2020

Fase 2 a Roma, la ripartenza. Intervista con Fabrizio Ghilardi del Wisdomless Club

Da lunedì 18 maggio la fase2 passa al nuovo livello. Ora ci si potrà incontrare non solo con i parenti, ma anche con gli amici, fare sport di squadra. Inoltre si apriranno negozi, musei e gallerie, parrucchieri e centri estetici, bar e ristoranti. Ovviamente tutto seguendo le nuove regole. Praticamente tornerà la vita normale. Anche se parlare oggi della vera normalità è ancora troppo presto ed esagerato.


Come affronteranno questo nuovo step i romani e le varie attività? Con quale umore e pensieri? Ne ho parlato con Fabrizio Ghilardi, uno dei fondatori del Wisdomless Club, tra i miei preferiti in assoluto a Roma, del quale ho già parlato nel blog. L'ultima volta ci sono stata la serata di martedì grasso, pochi giorni prima dell'inizio della quarantena. Una serata indimenticabile, sembra ieri! Ed ecco che cosa mi ha raccontato Fabrizio oggi. 




- Ciao Fabrizio! Innanzitutto, come stai? Come hai passato la quarantena?

- Ciao Iana, sto bene, ringraziando Dio. Ma non parlo della salute, parlo dello stato d’animo in generale. Essere privati della libertà non è semplice. Durante la quarantena ho letto, ho scritto e ho pregato. Sono riuscito a consegnare le bozze di un nuovo libro al mio editore, Idrovolante Edizioni.


- Cosa ne pensi in generale di questa situazione? Secondo te, è stata una decisione giusta, fermare tutto, o dovevamo continuare a vivere come se non fosse nulla? Che cosa fa più paura, il contagio o la crisi economica?

- A me fa paura la stupidità. Ma fa paura anche tutto quello che non sappiamo su questo virus. Non sono un complottista, non leggo Dan Brown, ma sicuramente viviamo in una distopia.  Non sono un medico, non sono un virologo; ma avrei piacere di capire meglio tante cose. Si è parlato di modelli, il nostro Presidente del Consiglio si è incensato, ma non mi sembra che il nostro modello sia stato così valido. Ho due figlie in Svezia, non c’è stata chiusura, sono morte persone, i cittadini hanno scelto liberamente se uscire o restare in casa. Da noi c’è stato un forte paternalismo da parte delle istituzioni in modo da farci pensare come hanno scelto loro. La crisi economica è purtroppo inevitabile.


- Per quanto riguarda il Wisdomless Club, da quando siete fermi? Quante sono le persone nel vostro staff? È arrivato l'aiuto da parte dello stato?

- Abbiamo chiuso subito, prima che uscisse uno dei tanti decreti. Ma non c’era gente in giro. La comunicazione sull’epidemia è stata basata sulla paura della morte. Paura che genera bisogno di sicurezza e di controllo. Le persone dello staff sono in cassa integrazione, che ancora non hanno percepito.





- Parliamo della vostra situazione attuale. Quali sono le nuove regole che riguardano la vostra attività e come pensate di affrontarle? Come pensate di proseguire? Aprirete, quando? 

- Si parla di distanziamento sociale. Ma un Club come il nostro è l’antitesi del distanziamento sociale. Alle condizioni di cui si parla, non riapriremo. Ci saranno controlli da psicopolizia, non vogliamo far fare cassa al Comune di Roma con i nostri soldi. Rimarremo chiusi. Siamo anche uno studio di tatuaggi, oltre a essere un cocktail bar. Vedremo cosa fare, ma senza fretta. 






- Alcuni dicono, che la crisi porta anche delle opportunità. Riesci a vederle in questa situazione?

- Mi auguro una risposta popolare a questa dittatura scientifico-sanitaria, ma ho molti dubbi. Fossimo in un altro Paese, se ci togliessero dai locali ci ritroverebbero nelle strade. Ma in Italia il popolo è anestetizzato. 


- Riesci a pensare al futuro? Come lo vedi?

- Non penso molto al futuro. È nelle mani di Dio. Cerco di capire cosa succede giorno per giorno. È in ballo la Libertà oltre al nostro lavoro. Non posso immaginare un mondo fatto di microchip sotto pelle o di braccialetti che tracciano i nostri movimenti. Un conto è scegliere di raccontarsi volontariamente sui social, un conto è essere costretti. Ma una cosa è certa, la misura è colma.


Fotografie - Antonio De Paolis