martedì 6 marzo 2018

I Migliori Vini Italiani e l'intervista con Luca Maroni

Dal 15 al 18 febbraio a Roma si è svolta la manifestazione nazionale I Migliori Vini Italiani di Luca Maroni. È stato una quattro giorni ricchissima di eventi ed inoltre un'ottima occasione per me per conoscere di persona ed intervistare Luca Maroni, una personalità fuori dal comune.



Oltre 5000 biglietti venduti, 150 aziende coinvolte con 400 etichette in degustazione, 15 000 bicchieri di vino versati, 400 gli operatori del settore presenti ed oltre 100 prodotti gastronomici proposti in degustazione provenienti dalle Terre Ospitali dei Castelli Romani e dall'associazione Chicche della Tuscia. Questi sono i numeri che confermano il grande successo di questa manifestazione.




Durante la serata inaugurale, che ha visto partecipare gli alievi della scuola di danza di Steve LaChance e il quintetto di ottoni Quintessenza Brass, sono accadute tante cose: la presentazione e la premiazione dei migliori vini italiani secondo Luca Maroni; la presentazione dell'Annuario 2018 (che racconta lo stato della produzione vitivinicola italiana e ne premia le eccellenze) e la prima edizione dell'Annuario delle Migliori Poesie Mondiali per raccontare la bellezza dell'animo umano; la presentazione del nuovissimo micro volume I migliori dei migliori vini italiani di Luca Maroni in cui si potrà trovare il miglior vino adatto ad ogni contesto.


In centro: Paolo Bonolis
A sinistra: Bruno Vespa


Il miglior produttore è stata l'Azienda Barbanera Duca Di Saragnano. I premi dei vini sono stati moltissimi e sono stati dedicati ai migliori vini rossi, bianchi, rosati, dolci, spumanti e prosecco. Le 17 etichette sono state riconosciute come le eccellenze senza compromessi. Tra i personaggi celebri della serata sono intervenuti Paolo Bonolis e Bruno Vespa.

Novità assolute della manifestazione sono state le degustazioni polimateriche che uniscono le fragranze del vino, le essenze dei maestri profumieri (LabSolue Perfume Laboratory) ed i profumi naturali del legno e del cibo, con la partecipazione di Franco Madama (una stella Michelin) del ristorante Magnolia del Grand Hotel Via Veneto con un piatto speciale Muschio ispirato ad una passeggiata nel bosco. È stato un percorso polisensoriale, una vera esperienza gustativa e coinvolgimento sensoriale.



Franco Madama


La novità più dirompente ed emozionante è stata, senza dubbi, la creazione del Vigneto Italia presso l'Orto Botanico in collaborazione con l'Università La Sapienza. È il registro vivo delle varietà di viti nazionali dove saranno raccolti 154 vitigni autoctoni italiani, un vero e proprio museo che dona alla nazione la memoria della sua ricchezza vitivinicola. Sono state piantate le prime 6 barbatelle, tra cui 2 di provenienza laziale (il bonvino e il cesanese) come omaggio alla terra ospitante e uno piemontese (il nebbiolo), vero re dei vitigni rossi italiani. L'impianto verrà ultimato, condizioni climatiche permettendo, entro il mese di marzo con tecniche di agronomia biodinamica, quindi con impatto ecologico-inquinante-chimico pari a zero. Il progetto è stato realizzato con la collaborazione di VCR, Vivai Cooperativi Rauscedo di Leonello Anello, massimo esperto italiano della viticoltura biodinamica, e della professoressa Loretta Gratani, direttrice del Museo Orto Botanico.






Luca Maroni e Francesca Romana Maroni, Direttore Generale del Gruppo Luca Maroni 

Al centro di tutti questi eventi c'era Luca Maroni, creatore, motore e anima della manifestazione.


È una figura straordinaria, con una forte personalità, di cui ho sentito parlare tanto. Sommelier, economista, giornalista e scrittore, analista, esperto e consulente viticolo, enologo. Ha inventato il metodo Luca Maroni e la Ruota Sensoriale Sinestetica che rappresenta un'orchestra di assonanze e corrispondenze tutte scientifiche, mai concepita prima. È una di quelle persone che non ti lasciano indifferenti. La prima cosa che mi ha colpito in lui è stata la sua passionalità in quello che fa, il suo coinvolgimento, la sua produttività e l’energia. Pensate, in 30 anni di attività, dal 1988 al 2018, ha scritto più di 50 libri e degustato oltre 300.000 vini, cifre da capogiro. Ovviamente un personaggio così non potevo non intervistarlo.


Cominciamo subito con il commentare questa edizione de I migliori vini italiani. Com'è andata? Le Sue prime impressioni? I risultati?
Bè, Roma risponde sempre favorevolmente a nostri eventi. Quest’anno è la ventesima edizione del nostro evento e abbiamo sempre una risposta entusiasmante del pubblico. Ma sopratutto si nota la qualità delle persone che vengono. È gente che ha molta passione, che vuole conoscere tanti operatori. Quindi sicuramente tra gli eventi del vino organizzati da privati in Italia è una tra le manifestazioni più importanti. 

Io sono molto contento, anche perché favorisco e promuovo sempre l’incontro tra il pubblico e i produttori. Il nostro evento si contraddistingue per questo. Non vogliamo creare un mondo troppo chiuso, riservato soltanto a be-to-be, cioè troppo professional. E poi ai miei eventi dietro i banchi ci sono fisicamente dei produttori, non agenti o rappresentanti, con tutto il rispetto. Quindi questo contatto tra pubblico di appassionati e produzione è bellissimo. 

Qualche parola sull’evento all’Orto Botanico.
É una cosa che rimarrà per la città. E sopratutto è un segno dell’inversione di tendenza. La vite negli ultimi anni è stata progressivamente espiantata dal nostro territorio. 200 anni fa Roma era ricoperta di vigneti, ora non c’è più una pianta di vite. Quindi era doveroso  riportare qui la vite, la pianta da cui tutto ebbe inizio per l'uomo insieme all’olivo. É un valore simbolico sacrale altissimo. Il nostro vigneto è proprio un segnale di reimpiantare, di riportare nel cuore di Roma, nel suo più bel giardino le più importanti varietà d’uva d’Italia. È altamente simbolico. Vuol dire una rinnovata attenzione ai valori dell’agricoltura, ai valori che hanno fatto grande la nostra Italia e anche la possibilità di riportare il verde nel centro dell’Urbe.

Possiamo parlare oggi di qualche trend, dal punto di vista della produzione e delle preferenze dei consumatori?
Il mondo del vino è meraviglioso perché è estremamente vario, come un caleidoscopio, un diamante che ha tantissime sfaccettature. Ognuna brilla di luce propria. Le tipologie di vino e gli stili, le filosofie con cui i produttori ottengono il vino sono estremamente variate e diverse. La bellezza del vino è proprio questa. I trend del futuro saranno i vini profumati, funzioneranno sempre di più, i vini aromatici, espressivi. Il mondo del vino è essenzialmente un mondo olfattivo. Il vino è l’unico alimento che sistematicamente viene sottoposto ad annusazione e ad inspirazione. E quindi sicuramente i vini aromatici andranno per la maggiore.


Che cosa è il metodo Maroni?
Quando nel 1988, quindi 30 anni fa, ho cominciato a dedicare la mia vita alla valutazione del vino, mi serviva un metodo per valutare i vini. Ho letto tutto che c’era stato scritto sul vino che però poi alla prova pratica non è risultato così efficace e allora ho elaborato una mia metodologia isolando tre parametri che valgono e che sono la consistenza del vino, l’equilibrio del vino e l’integrità. La consistenza è quanto è ricco. L’equilibrio è quanto il sapore del vino è armonioso tra le tre sensazioni fondamentali che sono l'acidità, l’amaro e la morbidezza. Un vino è equilibrato quando è tanto morbido quanto è acido e amaro. Il terzo è l'integrità, cioè: i produttori portano in cantina l’uva, questa uva deve essere trasformata in vino. In funzione della qualità enologica della trasformazione il vino è più o meno integro, cioè è più o meno rappresentativo in fase solida dei profumi, degli aromi che la natura aveva sintetizzato nella bacca originaria. Quindi è la valenza tecnica del prodotto. 

A differenza delle altre guide io esprimo i miei parametri che valuto, quindi do dei chiari indirizzi al mio lettore, agli appassionati, di come poi risulterà il vino nel bicchiere. E questo è il risultato vincente perché prima di tutto bisogna essere scientifici nella valutazione della qualità del vino, e secondo perché poi i consumatori condividono questo metodo, capiscono cosa valuto e sanno che un vino che è alto secondo il mio metodo nel bicchiere è buono e piacevole. 

Lei ha fatto all’inizio dei corsi di sommelier?
No, sono un autodidatta. 

E com'è nata la Sua passione, l'interesse per il vino?
Sono laureato in Economia e Commercio e prima ho fatto il Liceo classico. Poi mi sono appassionato al vino. Però quando mi sono appassionato nel 1984 il vino aveva per me un sapore che era spiacevole. E allora mi sono chiesto “ma com’é possibile che un vino che è ottenuto da un frutto buono come l’uva non è buono come la frutta da cui è fatto?”. E questa intuizione è stata poi importante perché col progredire della qualità il gusto e l’aroma del vino si è avvicinata a quella del frutto. Io dico sempre che serviva al vino qualcuno che nel 2000 ne parlasse nel modo più piano, più comprensibile.

Quindi chiunque può avvicinarsi al mondo del vino, anche senza una base preparativa iniziale?
Assolutamente sì! Quando ti faccio assaggiare un piatto di pasta, tu hai bisogno di fare prima un corso per capire se la pasta è buona o no? 

Certo che no, anzi in questi casi preferisco rimanere intuitiva, incontaminata.
Con il vino è assolutamente uguale. Se un vino non ti piace, il problema non è tuo che non sai degustare, è il vino che puzza. Bisogna stare ai sensi e capire che quando un vino ha un profumo rotondo, armonioso e ricorda l'uva, allora è buono, universalmente buono. Il problema è che una volta era molto difficile trovare i vini così tecnicamente perfetti. Oggi grazie ai progressi e miglioramenti quasi tutti i vini sono piacevoli ai sensi. Quindi sicuramente si può approfondire il dato della conoscenza, conoscere le uve, conoscere i territori. Ma bisogna restare al primo impatto, puro, universale quello del senso. Mai perdere la prima sensazione, quella intuitiva. È la via più giusta per valutare la qualità dei prodotti alimentari.


Ci può svelare qualcuno dei Suoi vini italiani preferiti di tutti i tempi?
Senza problemi. Come ho detto prima, sicuramente i vini più espressivi sono quelli che lasciano il maggior impatto. Quindi Moscato tra i bianchi come varietà di uva e le due aromatiche rosse italiane che sono il Ruchè piemontese e la Lacrima di Moro d’Alba. Sono i vini che una volta uno li incontra con il naso non li scorda più. 

Il Suo rapporto con la Russia? C'è interesse per i vini italiani da parte dei russi? È previsto qualche progetto con la Russia nei prossimi mesi? 
Il mio è un legame al livello professionale e anche un legame al livello personale, visto che mia moglie è di origine russa.

Allora ecco perché Lei cita sempre anche i poeti russi, ad esempio Pushkin durante la serata inaugurale!
I poeti russi ci possono insegnare tanto in quanto a vena romantica ed il modo di percepire la bellezza in tutti i suoi aspetti. 

Abbiamo dei partner in Russia che sono dei distributori molto affezionati al vino italiano, l’azienda si chiama Acqua Vita. In questi ultimi 10 anni abbiamo intensificato questo rapporto di interscambio. Sopratutto grazie a l’amore che i russi hanno per il vino e per tutto ciò che rappresenta la cultura mediterranea, la bellezza, l’umanesimo, il Rinascimento italiano che è veramente profondo e trascendentale. E vino è uno dei prodotti più emblematici e più rappresentativi. Io ultimamente sono stato ospite in Crimea, ho visitato anche Krasnodar, sono stato lì per 10 giorni. La vitivinicultura russa sta crescendo tantissimo, le aspettative sono meravigliose per il suo futuro.

Come è la situazione con le sanzioni?
I russi che hanno la disponibilità economica continuano a bere non solo i vini delle regioni vicine, ma anche i vini di tutto il mondo. Quindi si sono contratte un po’ le importazioni sicuramente. Però nell’ambito del flusso di importazioni che oggi transitano tra l’Italia e la Russia, il vino italiano rappresenta comunque una voce in crescita. E quindi anche quest’anno saremo a maggio a Mosca (30-31 maggio 2018) con la seconda edizione de I Migliori Vini Italiani in Russia e I Migliori Vini di Russia. Io do la possibilità di aderire al mio evento moscovita tanto ai produttori italiani quanto ai produttori di vino russi. Secondo me è un connubio bellissimo perché poi molte delle maestranze che oggi si applicano in Russia a far crescere il valore del vino russo sono italiane. E quindi questo connubio di operatività e di amore tra i due paesi viene rafforzato da questo evento.


Lei è romano. Che cosa ama particolarmente di questa città?
Di Roma amo tutto, in principal modo la luce, nel senso di luminosità, il punto d’incontro tra il colore e la temperatura. Le albe e gli tramonti di Roma hanno un punto di rosa che si sperde nel giallo e confina con il crema che è bellissimo! Roma è un posto poco soggetto alle leggi del tempo. Di Roma mi piace la sensazione di trovarmi nella radice del mondo occidentale. Roma è stato un momento magico nella storia dell’umanità che ha fatto sì che si ponessero i germi per la civiltà che stiamo vivendo attualmente. 

Fotografie Antonio De Paolis

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