martedì 14 febbraio 2017

La mostra "Lapidarium" di Gustavo Aceves

"My fundamental thought is that art serves to humanize mankind,
this is the value of the arts and I believe that a more humanized man
will create a more humanized civilization,
and a more humanized civilization will be a more peaceful society."
Gustavo Aceves



Tra i ricordi più forti degli ultimi giorni è stata per me la visita alla mostra Lapidarium dell'artista messicano Gustavo Aceves, in occasione della presentazione del libro "Gustavo Aceves. Lapidarium" di Palombi Editori dedicato a questo grandioso progetto. La presentazione tenutasi ai Musei Capitolini durante la quale erano intervenuti l'Ambasciatore del Messico in Italia Juan Josè Guerra Abud, la direttrice del museo Mercati di Traiano Lucrezia Ungaro, il critico d'arte Philippe Daverio, l'autore del libro Francesco Buranelli ed altri.




Gustavo Aceves

Lapidarium è un touring sculpture exhibition che si sposta da un paese all'altro. Le prime opere di questo progetto sono state presentate in Italia a Pietrasanta nel 2014, la presentazione ufficiale si è tenuta a Berlino nel 2015, nel 2016 è toccato a Roma, dopo Roma ci sarà Atene. Nei piani degli organizzatori ci sono anche Istanbul, Parigi e Venezia. Ultima tappa sarà a Città di Messico nel 2018. 


Lapidarium è una composizione di sculture monumentali, a Roma ne sono esposte 40, situate nelle aree di piazza del Colosseo, Arco di Costantino e Mercati di Traiano. Quello che oggi viene definita una mostra diffusa.





A parte la possibilità di visitare questa impressionante mostra che sta avendo un successo straordinario tra i romani e i turisti, ho anche avuto l'occasione unica di farlo in compagnia dell'autore, Gustavo Aceves. Ha raccontato come lavora su questo progetto, come ha creato la parte esposta a Roma, che cosa lo ispira. Mentre ci raccontava tutto ciò potevamo guardare e addirittura toccare le sue opere. Gustavo è stato gentilissimo nel rispondere a tutte le nostre domande, ha condiviso con noi tanti ricordi e particolari di come creava e installava ogni pezzo. Cose che non trovi mai in nessun comunicato stampa e non senti a nessuna conferenza!


Lapidarium non è un progetto finito, ma un work in progress. Alla fine del tour mondiale le sculture che ne fanno parte saranno 100. Perché in ogni città dove si tiene questa mostra arrivano delle nuove opere, incastonate perfettamente nella cornice della città e nel contesto del posto dove vengono esposte. Aceves studia in anticipo e fino ai minimi dettagli lo spazio riservato all'esposizione. Ad esempio, ha raccontato che ai Mercati di Traiano sapeva precisamente quale scultura avrebbe messo vicino alle rovine delle colonne in marmo bianco e quale - sullo sfondo del muro fatto dei mattoni rossi. Ha studiato la posizione di ogni scultura, l'altezza dei piedistalli, tutti i panorami e gli scorci. Addirittura la superficie sulla quale venivano installate le sculture. Ai Mercati c'è del basolato quasi dappertutto che rende la superficie instabile. Per stabilizzare le sculture bisognava inventare qualche soluzione. Così è nata l'idea di usare la sabbia per la base. Semplice e geniale!


Tutte le sculture rappresentano dei cavalli accompagnati da pochi elementi chiave: barche, statuette africane, teschi. I cavalli sono di diversi colori: bianchi, rossi, neri, verdi, marroni, fatti di bronzo, marmo, legno, ferro e granito. Cavalli come il parallelo con gli esseri umani, con i popoli, una metafora semplice e chiara a tutti. Cavalli come uomini. Ogni scultura, come se fosse non completata o trovata negli scavi archeologici, sembra un frammento della storia del mondo, sembra una vita di qualcuno, con il proprio percorso, perdite, dolori. Le sculture si somigliano ma allo stesso tempo sono tutte diverse, non ce ne sono due uguali.




Il tema principale di questo progetto è la migrazione, a partire dai tempi antichi, quando interi popoli erano costretti di spostarsi per sopravvivere, creando le diaspore e dei nuovi insediamenti, dai primi esseri umani dall'Africa per popolare l'Europa e fino agli ebrei, gli armeni, i curdi per salvarsi, per citarne solo alcuni. Oppure gli spostamenti per conquistare, come gli spagnoli all'inizio del XVI secolo arrivati in America, terra degli aztechi. L'artista ce lo ricorda. Non dobbiamo dimenticarlo. E dobbiamo ricordare che la nostra civiltà è un mix di tante culture.



Gustavo Aceves è nato in Messico, ma ormai da qualche anno vive e lavora in Toscana, a Pietrasanta, dove ci sono le rinomate fonderie di bronzo e laboratori di marmo, con le quali collabora per creare le sue opere d'arte. A proposito, durante la serata ho conosciuto uno dei maestri che lavorano con Gustavo, il Signor Enrico Salvadori che mi ha raccontato del suo lavoro. 

Per concludere vorrei citare le parole del professor Francesco Buranelli, curatore della mostra, con le quali sono completamente d'accordo: "Lapidarium è capace di dare delle vibrazioni, delle emozioni ed è questo che fa l'opera e l'artista grande".


La mostra è stata prorogata fino al 5 marzo 2017, così chi non l'avesse ancora fatto ha ancora del tempo per visitarla. Se invece non ha questa possibilità, allora si può acquistare il libro, uno splendido volume con fotografie e testi che non ha solo documentato la mostra, ma ha anche raccontato il pensiero dell'artista.


Fotografie - AntonioDe Paolis