lunedì 19 agosto 2019

Intervista con il poeta e scrittore Gabriele Tinti

All'inizio di agosto a Roma, nonostante la stagione "morta" si era svolto un evento che non è passato inosservato e di cui hanno parlato tutte le principali fonti di stampa e media. Si tratta della prima apparizione e performance in pubblico di Kevin Spacey, grande attore americano, due volte vincitore del Premio Oscar, dopo due anni di totale assenza a causa di diversi scandali e accuse di molestie che poi sono state ritirate.

L'occasione è stata la lettura di alcuni componimenti poetici dello scrittore e poeta italiano Gabriele Tinti presso la sede di Palazzo Massimo del Museo Nazionale Romano,


Da sinistra a destra: Kevin Spacey e Gabriele Tinti

nella sala dove si trova la statua greca di bronzo del Pugilatore a riposo (I secolo a.C.), uno dei capolavori assoluti conservati al museo e fonte d'ispirazione per la poesia di Tinti: "Di fronte al Pugile non ho potuto far altro che cantare tutta la fragilità, la solitudine, il peso d'una vita drammatica. ... il pugile è seduto, fortemente segnato da ferite profonde e da un copioso sanguinamento su tutto il lato destro del corpo. Non sappiamo con certezza che cosa significhi quel volgersi del capo: è forse l'ascolto del verdetto del giudice? O una nuova chiamata al combattimento? È uno sguardo alla folla incitante? O forse una muta interrogazione a Zeus alla ricerca di una qualche risposta? Le numerose controversie scaturite nel tentativo di spiegare quel gesto hanno fondato tutto il mistero e la poesia, tutta la seduzione dell'opera".


Il reading è stato una vera sorpresa, ne erano presenti pochi spettatori. Ma senza dubbio è stato uno degli eventi tra i più suggestivi ed importanti degli ultimi mesi che merita un'attenzione particolare. Così ho deciso di contattare l'autore della poesia e di tutto questo progetto, Gabriele Tinti, e fargli alcune domande sulla sua attività, su questo ed altri progetti e collaborazioni.

La prima domanda ovviamente riguarda il recente reading di Kevin Spacey a Roma. Sapeva che la Sua scelta era provocatoria e avrebbe suscitato tanta reazione mediatica e anche qualche giudizio? Com'è stata la reazione del pubblico presente e dell'attore stesso?
Sì, immaginavo sarebbe stato qualcosa di grande, che avrebbe attratto l’interesse dei media. Ho contattato Kevin Spacey facendo parlare il mio lavoro, presentandogli il progetto. L'idea di dare voce alla statuaria antica, di donare nuova vita alle spoglie, ai frammenti, a quel che resta del nostro passato, ha incontrato la sua sensibilità e profonda passione per l'arte. La sua generosità e disponibilità nel voler far accadere la lettura ha reso tutto il resto semplice.


Il pubblico ne è rimasto entusiasta, tutti lo amano, ammirano il suo talento. Dal canto suo è stato contento di questa collaborazione che ha voluto sin dal primo momento in cui ho mandato lui il testo e l’idea. Ha messo nella collaborazione una intensità di partecipazione da me inaspettata, a testimonianza del grande artista che è. Non c'è dubbio infatti che egli sia uno dei più grandi attori viventi. Per me è stato un onore che abbia accettato di leggere i miei versi; essere riuscito ad affidarli proprio a lui e poterli così sentire risuonare nella sua voce è stato un privilegio.


Che cosa ne pensa di tutta questa situazione nella quale era stato coinvolto Kevin Spacey?
Ho sempre parteggiato per i capri espiatori. Questa mobilitazione conformista contro Spacey che in fondo, come direbbe René Girard (un antropologo, critico letterario e filosofo francese - nda), è la vittima in un fenomeno di contagio mimetico è terribile.

A parte Spacey ha collaborato con tanti altri attori famosi (Joe Mantegna, Robert Davi, Franco Nero, Martin Csokas, Luigi Lo Cascio, Alessandro Haber, Enrico Lo Verso ed altri - nda). La collaborazione, la performance più memorabile?
Beh per tante ragioni questa di Spacey.

Torniamo alle origini. Come è nato il Suo interesse per la letteratura e la poesia? Quando ha deciso di scegliere lo scrivere come il proprio mestiere? Come si diventa scrittore?
Il mio interesse verso la poesia è nato dal mio rapporto ossessivo con le parole, dal mio essere un lettore vorace e dalla mia sofferenza a causa di esse. Certamente ho cominciato a scrivere non grazie all’Università o al percorso scolastico. La poesia non è un esercizio, non è un compito, è una dannazione, una condanna e al contempo una liberazione sublime, almeno con questa ambivalenza e intensità la vivo io.

I Suoi scrittori/poeti più amati di sempre, le figure di riferimento? E tra i nomi nuovi, contemporanei?
Archiloco, Anacreonte, Leopardi, i romantici tedeschi, i russi (tra gli altri Sergej Aleksandrovič Esenin, Aleksandr Aleksandrovič Blok, Vladímir Vladímirovič Majakóvskij). Guardo a pochi giganti. Il resto non m’interessa.

Quando scrive di solito da che cosa parte, da un'idea, una storia, un'emozione? Quali sono le cose che La ispirano? Aspetta l'ispirazione o è un lavoro costante, quotidiano?

La mia poesia è monologo, difesa dalla morte. E’ un movimento che scaturisce dalla volontà di salvarmi, di vivere attraverso le parole. L’occasione è importante: agganciarmi a qualcosa nella realtà, nell’arte, in me, ad una fantasia dalla quale partire.

Qualche parola sui Suoi prossimi progetti, collaborazioni? Può già svelare qualche data, luogo, nome? Sta lavorando su qualche nuovo libro?
Ho due letture in programma con l’amico Marton Csokas. Una a Roma, in collaborazione con Tevereterno, l’altra a Venezia in collaborazione con Palazzo Grimani e il Polo Museale del Veneto.

Il mio prossimo libro uscirà a Febbraio/Marzo 2020 e sarà una raccolta di mie poesie con le immagini di Roger Ballen.

Il Suo rapporto con Roma?
Non vivo qui pure Roma è casa mia. È la città che amo e conosco di più. Ricordo ancora l’impressione che mi fece passare per la prima volta in autobus lungo i Fori Imperiali, le rovine, i resti d’una civiltà antica. Per quanto m’allontani è qui che finisco sempre per tornare, è qui che gravita il mio mondo.

Qualche Suo indirizzo o/e posto preferito a Roma?
Fare una lista è sempre complicato, tanto più a Roma. Ci provo. Non posso non parlare del Museo Nazionale Romano e delle sue sedi (date un occhio al Teatro di Palazzo Altemps!), dei Musei Capitolini, della Centrale Montemartini; e poi, certo, del Pantheon, dei Fori.

Quando stavo a Roma da ragazzino gravitavo attorno a Piazza San Giovanni e Piazza Re di Roma che mi sono rimaste nel cuore.

Ho bisogno di mangiare cose semplici quindi per quel che riguarda i ristoranti dico La Campana e La Matriciana dal 1870.

Fotografie - courtesy Mauro Maglione

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