Ho conosciuto Roberta
Roselli, orafa e titolare del negozio-laboratorio Argentia, in occasione della
mostra Le Signore dell’Artigianato. Roberta era una delle protagoniste
delle fotografie esposte. Un incontro fortunato, perché è subito nato l’interesse per quello che fa e da qui la decisione di fare questa intervista.
Non poteva essere altrimenti. Perché in un anno di questo blog tra le tante cose ho anche imparato di saper apprezzare le persone che hanno entusiasmo, iniziativa e voglia di fare. E Roberta è proprio così: entusiasta, piena di energia e di idee, ma allo stesso tempo è una donna molto concreta che ama le sfide e non ama perdere tempo.
Non poteva essere altrimenti. Perché in un anno di questo blog tra le tante cose ho anche imparato di saper apprezzare le persone che hanno entusiasmo, iniziativa e voglia di fare. E Roberta è proprio così: entusiasta, piena di energia e di idee, ma allo stesso tempo è una donna molto concreta che ama le sfide e non ama perdere tempo.
E poi, come qualsiasi donna (ma anche uomo, credo) ero curiosa di conoscere meglio il mondo del gioiello da chi lo fa per mestiere. Il mio interesse per i gioielli non c'è sempre stato, più divento grande, più mi piacciono. Perché i gioielli possono raccontare di una persona più di qualsiasi altro dettaglio. A volte mi piace giocare, senza preoccuparmi troppo, con un bijou vistoso, ma sempre più spesso la mia scelta cade su pezzi vintage o gioielli d'autore creati in un unico esemplare. E' esattamente quello che fa Roberta. Ma cominciamo dall'inizio.
Roberta, mi racconti della Sua attività: quando e come è nata l'idea
di diventare orafa?
È nata già a scuola, all’età
di 14 anni, sono stata indirizzata da mia madre nella sezione di metalli e
oreficeria al liceo, e anche se avrei preferito fare altro mi sono lasciata
condizionare dal genitore. Mia madre non faceva l'orafa, faceva la rappresentante di
gioielli, che è totalmente un’altra cosa. Ma ovviamente era legata a questo
mondo e mi avrebbe dato l’opportunità di lavorare.
Avrei preso l’indirizzo del
legno, perché mi piaceva scolpire, lavorare il legno, già facevo dei piccoli
lavori. Comunque avevo molta manualità, ero molto creativa, e quindi ero
d’accordo con la scelta di indirizzo artistico, anche se combattuta con una
carriera sportiva, all’epoca giocavo a pallone, facevo atletica leggera, il
nuoto. Oggi ringrazio mia madre, per fortuna le ho dato retta.
Così ho fatto il liceo con indirizzo metalli e oreficeria, ho preso la maturità d’arte applicata che in
ogni caso era già un titolo. Ho preso anche il diploma di maestro d’arte, e a
quel punto volevo smettere, perché onestamente non mi piaceva studiare, ero
“allergica” ad ogni tipo di materia teorica. Ma grazie all’insistenza dei
genitori ho preso infine la maturità ed ho cominciato a lavorare. D’estate
facevo le mie esperienze nel laboratorio di mia madre dove facevano i gioielli,
ho fatto l’apprendista, e a 16 anni ho fatto il mio primo anello in oro che è
stato venduto, e questa è stata una soddisfazione, l’esperienza mi è
piaciuta! Quando ho visto il gioiello realizzato, un oggetto finito e venduto,
mi sono emozionata e appassionata. A quel punto ho deciso di continuare su
questa strada.
Ha aperto questo laboratorio-negozio subito?
Prima di aprire il mio primo
negozio ne è stata fatta di strada! Ho continuato a studiare gioiello, ho fatto una
scuola di design del gioiello di 4 anni, poi ho fatto un corso per concorso
alla regione Lazio come cerista per oreficeria, così mi sono specializzata nel
settore e ho preso un altro titolo. In quel anno ho iniziato a lavorare, non
in oreficeria, ma in un laboratorio di vetrate artistiche a Trastevere. Lì ho
lavorato il vetro, ho imparato le tecniche di restauro, ho fatto viarie cose,
tutto tranne l’oreficeria. Ma va bene anche questo, ho fatto esperienza, nei
cantieri, con decorazioni e restauro, con cartapesta e gesso. Ho avuto un
grandissimo maestro, che purtroppo non c’è più, Giorgio Funaro. Era un genio,
uno come pochi che incontri nella vita, maestro di vita e di arte. Quel incontro è stato importante.
Parallelamente avevo il mio
banchetto da orafa, a casa lavoravo sulle cose per i miei amici, insomma i miei
gioielli ho continuato a farli. Ad un certo momento ho
provato a fare un concorso per poi fare un corso come restauratrice di arti
minori dove c’era anche oreficeria, metalli, ceramica e vetro, per unire tutto,
ma è andato male. Oggi dico per fortuna. All’epoca, dopo non aver superato il
concorso, ho preso un anno sabatico, durante il quale consegnavo le pizze, e
meditato sul fatto che sono un’orafa, avevo i titoli per fare l'orafa, la fantasia,
la manualità, il talento, ho studiato per tanti anni per fare questo mestiere
ed ho capito che volevo farlo ma su un gradino più alto. Ho deciso di provare e
aprire un negozio e fortunatamente ho trovato subito un piccolo locale in
centro, in via di Torre Argentina, vicino al Pantheon. Un posto bellissimo, aveva
dei soffitti a cassettoni tutti decorati, stavo sempre con la testa in su a
guardare questo soffitto. Ho inaugurato quel negozio nel 2002.
È stato molto faticoso prendere tutte le licenze e i permessi, sembrava un percorso a ostacoli.
Purtroppo la burocrazia italiana non aiuta in questi casi. Ci sono voluti dei
mesi e tanta pazienza per ottenere tutti i pezzi di carta necessari. Quindi
dico a tutti coloro che pensano di aprire la propria attività che bisogna essere molto
tenaci e non mollare prima di iniziare.
Comunque il negozio andava
bene, anche se a questo punto dovevo occuparmi non solo della parte creativa,
ma anche della parte commerciale: mettere i prezzi, vendere, allestire le
vetrine, esporre i gioielli in vetrina sottolineando il loro valore, gestire la
parte amministrativa, le fatture, le uscite, le entrate, comprare i materiali.
Penso che l’incoscienza di quello che mi aspettava mi ha aiutato. Se avessi
saputo tutte le difficoltà mi sarei spaventata. Comunque ero molto contenta, i
gioielli si vendevano, i clienti tornavano. Insomma imparavo giorno dopo
giorno.
Lì sono stata fino al 2007.
Poi è capitata l’occasione, per puro caso, di spostarmi qui, in via Urbana,
dove c’era lo spazio più grande e la strada prendeva importanza alla grande.
Questo spazio dava la possibilità anche di insegnare, di fare delle mostre,
ospitare artisti, insomma per le cose nuove. Mi piaceva l’idea che il negozio
diventasse uno spazio culturale, un punto di confronto con altri artisti e
artigiani. Così, avendo valutato tutti i pro e contro ho deciso infine di
trasferirmi e nel giugno 2008 ho aperto questo negozio in via Urbana.
Mi differenzio molto dalla
classica gioielleria-argenteria. Innanzitutto qui vendo solamente i miei
gioielli che creo io. Ho puntato prevalentemente sull’argento, sul materiale
meno prezioso ma molto più creativo, che permette di sbizzarrirsi sui grandi
volumi senza esagerare con il prezzo. Il mio è un laboratorio artigianale di
gioielli, tutti fatti a mano, prevalentemente a cera persa. È soprattutto è un prodotto di qualità. Io personalmente curo tutto, dall’idea alla realizzazione
del gioiello.
Come si crea un gioiello? Quanto tempo ci vuole? Da che cosa si parte?
Quali sono le cose che La ispirano?
Dipende. Magari quando sono
in giro o in vacanza, c’è qualcosa che mi colpisce, una roccia, un albero, così
mi rimane la forma plastica di quello che ho visto cercando poi di provare a ricrearla in qualche gioiello. Ma più che l’ispirazione a qualcosa, è proprio il
processo creativo stesso che fa nascere il gioiello. Inizio a modellare la cera
e creo direttamente il gioiello, magari scelgo una pietra che in quel momento
mi piace, mi stimola, la prendo ed intorno a quella pietra comincio a costruire il gioiello. Mentre lo lavoro inizia a prendere forma, poi magari lo modifico, poi
lo lascio da una parte, poi lo riprendo dopo qualche giorno, lo rielaboro. È un
processo lento, di giorni di lavoro, fino a quando sono soddisfatta della
forma che ho raggiunto. A quel punto viene fatta la fusione e si realizza in
argento o in oro. Ovviamente questo è possibile solo dopo tanti anni di
esperienza, di manualità, di maturità professionale.
Comunque la cera persa è una delle mie tecniche preferite di lavorazione, è molto terapeutica, mi rilassa, dà libero
sfogo alla fantasia.
Ha anche un materiale e una pietra preferiti?
Amo l'argento puro, non
mescolato al rame, lo prediligo perché è morbido e molto luminoso, è facile da
lavorare. L’oro giallo è sicuramente il metallo nobile, è emozionante
lavorarlo, si sente l’energia che emana quando lo lavori, è bello. Si può
parlare quasi di un rapporto fisico quando lavori con i vari materiali.
Mi piacciono molto i quarzi,
il quarzo rutilato in particolare, lo smeraldo. Non amo il diamante, perché
porta dietro troppi interessi economici, troppa sangue. Ho studiato le pietre e
continuo a studiarle, ho fatto un corso di gemmologia su tutte le pietre
colorate e adesso inizio il corso proprio sul diamante, perché comunque bisogna
saper riconoscere i falsi dai veri.
Tra l’altro alcune pietre
sono usate per fare cristalloterapia, i quarzi soprattutto. Io non l’ho mai
sperimentata su di me, ma c’è chi la studia e ci lavora. Comunque mi piace
molto avere i cristalli in negozio, penso che siano molto protettivi, emanino
molta energia.
Esistono delle regole di combinazione di pietre e metalli?
No, assolutamente no, non ci
sono delle regole, solo la fantasia. Non sono per niente la persona delle
regole. Anzi, mi piace andare controcorrente. Tutto dipende dal gusto
personale. E dal saper fare il lavoro.
A proposito, non esistono
neanche le regole nel fatto di scelta di un gioiello per donna o uomo. Abbiamo
prodotti donna e anche uomo: gemelli, anelli, bracciali, collane, che in realtà
potrebbero essere definiti unisex. Ci sono cose che vanno bene un po’ per
tutti. Ripeto: tutto dipende dal gusto personale.
Crea anche su ordinazione?
Sì, certo, creo su ordinazione, inoltre riparo,
metto su misura i vecchi gioielli di famiglia.
Ha mai avuto un brand, un marchio di gioielleria come punto di riferimento?
Bulgari e Cartier,
soprattutto nei loro anni di gloria. Hanno le loro storie, tantissima
creatività, alcuni dei loro lavori sono vere opere d’arte che sicuramente
richiedevano mesi e mesi di lavoro. E oltre alla bellezza hanno anche la
portabilità, che è una cosa importantissima per un gioiello. Il gioiello deve
essere comodo, non pesante, non tagliare né stringere né dare fastidio.
Quali sono gli ultimi trend più in voga in gioielleria?
Purtroppo oggi spesso regna
il cattivo gusto, il pacchiano, la griffe. Per quanto riguarda il mio prodotto
non seguo le mode. Faccio le cose che mi piace fare, uso i materiali che mi
piacciono, rigorosamente di alta qualità.
Lei anche insegna. Mi racconti di più di questa esperienza. Un
consiglio, una qualità importante per quelli che vorrebbero diventare orefice?
Quando mi sono spostata in
questo negozio in via Urbana avevo iniziato a insegnare. Con la mia prima
allieva ho avuto un risultato stupefacente, era molto-molto brava. Questa
esperienza mi ha dato l’input di continuare su questa strada.
Il consiglio che potrei dare
è avere tanta tenacia per intraprendere questa professione, tanta pazienza
perché spesso è un lavoro minuto su superfici minuscole, bisogna essere
motivato, avere passione, questo lavoro deve piacere perché è un mestiere
impegnativo, prende quasi tutto il tempo libero.
Invece qualche consiglio per chi compra un gioiello?
Sapere dove andare a
comprare, solo da chi è preparato.
Ora parliamo un po’ del Suo rapporto con Roma. Che cosa ama e non ama
particolarmente di questa città e della sua gente?
Sono nata a Roma. Amo molto
questa città, ma ovviamente ci sono delle cose che non mi piacciono, ad
esempio, il traffico, lo smog. Non sopporto l’inciviltà di molti romani, la
loro presunzione, l’arroganza. Ovviamente non tutti i romani sono così. Ma
nonostante tutto è una bellissima città, piena di arte, di monumenti, di cose
belle. Tutto questo in qualche modo ricompensa le cose negative.
Secondo Lei esiste un Roman lifestyle, stile di vita alla romana? Se sì,
come lo descriverebbe, in che cosa consiste?
I romani sono molto
abitudinari, su dove mangiare, su che cosa e dove comprare, sono molto
attaccati alla famiglia, alle radici. Spesso fino all’assurdo. Molti infatti
vivono con i genitori anche fino ai 40 anni, non vogliono andare via da casa.
Qualche Suo indirizzo o posto preferito a Roma?
Piazza Navona. Sicuramente è
legata a qualche ricordo d’infanzia, quando ci andavo da ragazzina, nel periodo
di Natale quando ci sono le bancarelle, le giostre. Poi quando ho studiato
la storia d’arte mi si è aperta da un altro punto di vista. La sua fontana, le
sculture, la rivalità tra Bernini e Borromini, tutto questo la rende
bellissima.
Infine, qualche parola sulla mostra in Auditorium dove parteciperà anche Argentia.
La mostra si chiama “Desideri preziosi. Giuseppe Verdi: gioiello in opera”, è una rassegna importantissima
che si svolge ogni anno, quest’anno dal 23 novembre al 1 dicembre in Auditorium
Parco della Musica e sarà aperta al pubblico gratuitamente. Saranno presenti
diversi orafi, di Roma e provincia, ognuno con una propria vetrina. Uno dei
gioielli presentati da ogni orafo sarà un gioiello ispirato a Giuseppe Verdi.
Io ho creato una collana ispirandomi alla musica di Verdi.
8 dicembre invece ci sarà
come sempre l’evento Urbanissima in cui Argentia parteciperà assolutamente.
Argentia
Via Urbana, 32 – Roma
Negozio è aperto dalle 11.00
alle 20.00, lunedì mattina è chiuso