Venerdì 6 giugno è stata inaugurata la mostra fotografica
"Vasilij Vasil'evič Kandinskij" di Carola Ducoli nella galleria 28
Piazza di Pietra. Inutile dire che già il titolo abbia suscitato la mia
curiosità e quindi non potevo mancare al vernissage.
Il vernissage era molto particolare perché usciva dai confini della
classica mostra ed era completato dalla performance di teatrodanza a cura
di Noemi Bresciani sulle musiche di Federico Branca e Filippo Cuomo Ulloa di
Wasabi Produzioni, dalla installazione video di Alberto Sansone e l'installazione-abito di scena realizzato da Maddalena, Giulia e Margherita.
Durante il vernissage abbiamo parlato con Carola che mi ha raccontato delle sue idee e di questo progetto:
Perché questo titolo? Kandinskij è il tuo pittore preferito o è stato solo
il pretesto per far nascere questa mostra?
Lui è stato più
che il pretesto la prima suggestione che ho avuto. Io amo molto trattare il
corpo e il movimento. Prima ho visto il corpo nudo nella nube polverosa bianca. Da
li ho visto il colore e ho pensato perché non sviluppare le immagini con vari
colori e da lì ho ripreso le reminiscenze di storia dell’arte su Kandinskij.
Così sono arrivata a lui, perché mi interessava il suo modo di trattare, di
vedere il colore. Lui legava al colore il suono. L’accoppiamento di queste due
cose crea suggestioni ed emozioni, tocca determinate corde dello
spettatore.
Io volevo approfondire di più l’azione e il movimento. E quindi in collaborazione con Noemi, che è la ballerina di danza contemporanea con cui ho lavorato per la creazione delle foto, abbiamo creato per ogni colore una serie di immagini. Io suggestionavo lei, le raccontavo i colori, cercavo di darle tutti gli imput possibili della sensazione, dell’emozione che Kandinskij voleva dare, e lei le trasformava in movimento.
Io volevo approfondire di più l’azione e il movimento. E quindi in collaborazione con Noemi, che è la ballerina di danza contemporanea con cui ho lavorato per la creazione delle foto, abbiamo creato per ogni colore una serie di immagini. Io suggestionavo lei, le raccontavo i colori, cercavo di darle tutti gli imput possibili della sensazione, dell’emozione che Kandinskij voleva dare, e lei le trasformava in movimento.
Alcune di queste fotografie sembrano dei quadri. Hanno qualche intervento di post-produzione?
Queste foto sono solo il
movimento di Noemi e chili di borotalco per creare l’atmosfera fumosa. Lo
studio era praticamente tappezzato di borotalco e gelatine colorate, il colore
è ripreso direttamente, perché lei doveva essere immersa nel colore per
riuscire anche a sentirlo di più. Lanciavo il borotalco e la sommergevo.
Mi viene più facile arrivare
all’effetto desiderato materialmente e non in fase di post-produzione. Ho un
approccio più materico quando creo, anche perché ho dipinto, quindi
probabilmente sono rimasta attaccata a questo modo manuale di fare le cose. Mi
piace “sporcarmi” le mani.
Come è nata l’idea della performance?
Questa idea è nata dopo le
fotografie. Dopo la prima mostra fotografica che abbiamo fatto con questo
progetto, io e Noemi abbiamo deciso di portarlo avanti, perché non bastava, avevamo
una coreografia e quindi abbiamo creato una performance effettiva di teatro
danza. E poi sono state aggiunte la musica, l'abito e il video.
Io amo la multiarte, anzi noi
vogliamo creare una factory con più teste, uno è il fotografo, uno è il ballerino,
uno il videomaker e così via. E lo stiamo già facendo. Questo progetto in cui
hanno partecipato tante persone ne è la conferma.
Ci siamo conosciute con
Francesca Anfosso attraverso il Premio Nocivelli che è il concorso per la
promozione dell’arte contemporanea in Italia. Ho vinto il Premio Nocivelli 2013
e come premio mi hanno fatto conoscere Francesca e dato la possibilità ad avere
la personale da lei. Tra di noi è subito nato un feeling. Il suo spazio è
fantastico, ha due piani, il piano di sotto è perfetto per la performance. Insomma,
il posto ideale per questo progetto!
Hai mai avuto un artista come il punto di riferimento?
Sicuramente Luigi Ghirri è il
mio punto fermo di riferimento per la sua capacità di raccontare con una
delicatezza, senza dire mai troppo e senza essere mai esagerato. E anche Ryan McGinley, un fotografo americano che adoro.
Infine, qualche parola sul tuo rapporto con Roma.
Io sono ligure, importata a
Milano da quattro anni e passa ormai. Per quanto riguarda Roma, l’adoro! Mi
ispira tantissimo! L’aria e l’umanità che ci sono qui non le trovi proprio
dovunque. Qui ho trovato le persone migliori con cui io abbia collaborato
finora, soprattutto al livello umano. Perché quando al livello umano c’è tanta
empatia, tutto viene ancora meglio. A Milano purtroppo fai fatica a trovare
questo tipo di empatia. Hai tante risorse, tanti mezzi, ma forse meno scambio
emozionale. Detto questo per fortuna conosco anche a Milano persone
magnifiche ed galleristi magnifici. Ma se vogliamo preferisco molto più Roma,
e non lo dico perché siamo qui, sono semplicemente sincera.
Il vernissage è stato un'occasione per parlare anche con Francesca Anfosso, che con ogni mostra-evento nella sua galleria riesce a sorprendere
e lasciare il segno:
In realtà è stato un enorme
colpo di fortuna. Ho partecipato come galleria al Premio Nocivelli che Carola
ha vinto, ed uno dei premi per la vincitrice era quello di esporre in due
gallerie. La mia galleria era una di queste due gallerie selezionate. E di
conseguenza a me è toccata Carola. Così, per puro caso ho incontrato una
giovanissima che però ha un grande talento e la cosa che più mi ha stupito è
che una ragazza così giovane abbia elaborato un progetto così complesso, interessante
e articolato.
Questa mostra conclude la seconda stagione della galleria. Facciamo un
piccolo bilancio.
Si possono fare due tipi di
bilanci, economici e quello delle soddisfazioni al livello umano. Dal punto di
vista economico all’inizio del 2014 ho notato un accenno di miglioramento, come
se qualcosa piano piano stia cambiando in meglio. La
gente di nuovo vuole investire nell’arte. Diciamo che questa parte del 2014 mi
ha messo un po’ di ottimismo rispetto all’ultima parte dell’anno
passato.
La parte umana, a parte ovviamente qualche eccezione come sempre accade nella vita, è molto positiva. Perché
è un lavoro meraviglioso che ti mette a contatto con tantissime persone. Ho
trovato nelle persone un interesse e un appassionarsi alle cose che di volta in
volta propongo.
Forse la chiave che ho
scelto, quella di proporre un’arte che è un’arte totale che coinvolge tutti i
sensi, la fotografia unita alla danza unita alla musica, è una chiave giusta
per avvicinare le persone all’arte. A me personalmente questa formula piace
moltissimo perché credo che il linguaggio dell’arte sia universale. Non tutti
siamo ricettivi allo stesso tipo di messaggio, di linguaggio. Quindi usarne di
più ti permette di raggiungere più persone.
Qualche anticipo della prossima stagione.
Riprendiamo all’incirca metà
settembre. Ci saranno sicuramente altre mostre fotografiche, ci sarà qualcosa
di pittura, molto rock come genere. Insomma, sarà un’altra stagione molto
eclettica dal punto di vista artistico. Vivo qualche mese avanti rispetto agli
altri, perché ogni mostra ha bisogno del suo tempo per essere organizzata in
ogni suo dettaglio. Tutto quello che si gioca nella sera del vernissage, in un
mese di esposizione in realtà ha alle spalle un lavoro lunghissimo che va
fatto insieme all’artista.
La mostra "Vasilij Vasil'evič Kandinskij" rimarrà aperta fino al 25 luglio 2014.
Fotografie - Antonio De Paolis
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