Finalmente sono riuscita ad andare al Golden Gala Diamond
League di atletica leggera che fa tappa a Roma ogni anno raccogliendo i
migliori atleti della regina dello sport. Vedere con i miei occhi il re di
questo sport – il giamaicano Usain Bolt che ormai è diventato una leggenda
grazie alle sue storiche vittorie e i risultati fenomenali nei 100 e 200 metri. Detto
in modo semplice è la persona più veloce sulla Terra. Ma è anche un ragazzo
simpaticissimo, disinvolto, sempre sorridente con senso di umorismo. Basta
pensare alla sua famosa posa da saetta che manda il pubblico in delirio in un
istante! E comunque vedere l’atletica leggera dal vivo è una emozione
incredibile, adrenalina pura.
Si sa che la vita agonistica degli atleti nello sport è brevissima,
così ero preoccupata di non essere riuscita a vedere Bolt in azione almeno una
volta nella vita. Invece sono stata fortunata, ed ecco che il 6 giugno stavo
seduta sulla tribuna dello stadio romano l'Olimpico aspettando i 100 metri
uomini. Sono sicura che la maggior parte degli spettatori erano venuti a vedere
Bolt, esattamente come me, aspettando uno show indimenticabile e magari un
nuovo record mondiale. Anche se
gli specialisti dicevano che sarebbe stato difficile a solo un paio di mesi prima di mondiali.
Bolt è stato salutato come un vero re (esattamente come era
presentato sul poster ufficiale dell’evento di quest’anno). È stato l’unico
atleta apparso nello stadio un paio d’ore prima della gara, sulla macchina che
gli ha fatto fare un giro d’onore lungo la pista con il pubblico dagli spalti che lo salutava al suo passaggio con un
boato.
Avevo già sentito che Bolt impressiona con il suo fisico non da
velocista: alto, potente, muscoloso. In effetti è esattamente così. Quando è
apparso sulla griglia di partenza insieme con gli altri atleti, era impossibile non notarlo o scambiarlo con qualcun altro. Incredibile come riesce a
controllare il pubblico! Gli bastava fare il segno di silenzio e lo stadio si è
ammutolito illuminandosi solo con centinaia di flash fotografici.
La batteria è durata un istante, meno di 10 secondi. Come
era stato pronosticato, niente record. Anzi, Bolt non ha nemmeno vinto. E
questa forse è stata la sorpresa più grande. All’inizio nessuno voleva
crederci, né la ragazza che doveva consegnare i fiori al vincitore, né i
fotoreporter che hanno circondato il giamaicano invece di prestare l’attenzione
all’americano Justin Gatlin che aveva vinto e stava facendo il giro d’onore in
totale solitudine.
Ma la bellezza dello sport è proprio in questo, che è come
la vita, imprevedibile e sorprendente. Onestamente dopo questa sconfitta Bolt
mi è diventato ancora più simpatico, perché si è rivelato un essere umano e non
superman, che non sempre regge la pressione. Stavo guardando Bolt, circondato
dai fotografi, mentre aspettava i risultati sullo schermo, e Gatlin mentre
percorreva da solo lo stadio con un mazzo di fiori, ed ho pensato alla
solitudine dei campioni. Sono sempre soli, sia nella gioia della vittoria, sia nella tristezza della sconfitta, anche se circondati da migliaia di persone.
Il mio racconto di questa serata non sarebbe completo, se
non avessi raccontato della gara di salto in alto donne. Sono stata
fortunata perché la mia tribuna era esattamente davanti al settore di salto in alto, così ho potuto vedere tutta la gara. Alla fine ero strafelice perché
hanno vinto due russe, Anna Chicherova e Svetlana Shkolina, battendo la famosa
croata Blanka Vlasic.
E l’ultimissima. Quest’anno il Golden Gala è stata dedicato a
Pietro Mennea, scomparso recentemente, un velocista leggendario, campione
olimpico del 1980.
Fotografie Antonio De Paolis