Questo giugno a Roma è stata inaugurata una bellissima boutique, unica nel suo genere - Chez Dédé. Situata appena fuori dai soliti itinerari turistici, in via Monserrato, che tra l'altro già da sola merita una passeggiata, Chez Dédé sta diventando sempre più conosciuta. Qui passano sempre più spesso i romani, i turisti, gli insider del fashion-industry, i bloggers, la gente che ama le cose belle, che apprezza un autentico Made in Italy, un vero artigianato, una altissima qualità. Da Chez Dédé si possono trovare borse, accessori, pareo, foulard, T-shirts, travel kits.
L'idea di questo spazio appartiene a Daria Reina e Andrea Ferolla, una coppia nella vita e nel lavoro. Dal primo istante del nostro incontro con Daria e Andrea è subito chiaro che hanno un loro stile inconfondibile, che sanno benissimo le regole del business e che amano trasgredirle (probabilmente proprio questo è il segreto del loro successo!). E' buffo, ma anche l'intervista con loro è andata contro ogni regola. Di solito le interviste si fanno secondo uno schema ben preciso, con le domande fatte in un certo ordine. Invece con Daria e Andrea non c'è stato nessuno schema. La nostra più che intervista è stata una lunga conversazione, con tanto di informazioni, considerazioni, analisi, ricordi, emozioni. Nè hanno a volontà, a malapena riuscivo a stargli dietro. Ma è stato davvero divertente, eloquente e spontaneo.
Quando
e come avete deciso di creare il brand Chez Dédé e aprire questa
boutique?
Daria:
Noi siamo due direttori creativi che lavorano per grossi brand del
lusso in comunicazione. Chez Dédé è nato quasi per sfogare la
nostra creatività in qualche cosa che non avesse padroni. “Chez
Dédé” è un pseudonimo composto dai nostri due nomi insieme,
Daria e Andrea, il diminutivo in francese Dédé, quindi Chez Dédé
significa “da Dédé, a casa di Dédé”.
Il
nome francese è perché ho il passaporto francese, mio papà è per
metà francese, dal sud della Francia. Sono cresciuta in una cultura
francofona, sono bilingue. Andrea è completamente italiano, ma è
filofrancese di attitudine.
La
nostra attività esiste da circa 3 anni e mezzo. L’idea iniziale
era di creare dei gadget da regalare ai clienti ed amici che non
avessero l’aria di regali aziendali. Ed ha funzionato! Le nostre
cose hanno cominciato a piacere molto. Dopo, su suggerimento di
amici avveduti, abbiamo registrato il nostro marchio in Italia, poi
in Europa, e ormai quasi dappertutto.
Poi una sera abbiamo visto una puntata di “Report” (un programma
televisivo di attualità - nda) dedicata alle aziende italiane
eccellenti di grandissima manualità e artigianato impareggiabile che
erano sull’orlo del fallimento o erano già fallite. Mi ha colpito
molto, ero quasi depressa dopo averla vista. Allora abbiamo deciso di
dare vita ad un progetto nuovo per dare lavoro a queste persone. E
così siamo andati da loro, per fargli realizzare le nostre idee.
Noi
facciamo il vero Made in Italy, tutto, dalla prima all’ultima cosa.
Probabilmente abbiamo intercettato un bisogno di eccellenza vera che
si sentiva nell’aria. Anche se quando abbiamo iniziato
quest’avventura, in piena crisi, era un’impresa folle. Adesso
arrivano segnali positivi. Le persone cominciano a conoscerci, a
cercarci. Sono le persone giuste, che hanno la sensibilità
artistica, estetica e che non vogliono più comprare cose scadenti
per cui paghi molto di più e che si distruggono molto prima. Così
abbiamo deciso di aprire questa boutique, inaugurata nel giugno di
quest’anno.
La
filosofia del brand Chez Dédé?
Andrea:
esprimiamo una visione italiana che però ha uno spirito
internazionale.
Daria:
questo brand è molto legato ai nostri valori, sono profondamente
convinta che l’Italia abbia bisogno di gente che rilanci la sua
immagine, la qualità.
Andrea:
all’Italia manca il sistema, tutto è rimasto al livello
individuale, ognuno ragiona per se. Tutto o quasi è stato
venduto e quindi non ci sono più così tante forme di artigianato
d’alto livello. Tutto è stato sostituito dalle grandi fabbriche.
Purtroppo questo ha sporcato il concetto stesso di Made in Italy.
Quella
puntata del “Report” per noi è stata la scintilla, perché c’era
già un desiderio di fare qualche cosa. Anzi tutti dovrebbero
ragionare così, cercare di tutelare il Made in Italy che è ancora
uno dei marchi più famosi nel mondo. E poi avevamo voglia di fare
delle cose che noi stessi cercavamo in giro per il mondo che
rappresentassero la nostra idea di stile e di lusso.
E
che cos'è il lusso per voi?
Andrea:
è un qualche cosa che si riferisce proprio ad un’idea di stile
legata alla cultura, alla tua storia personale, ai viaggi.
Ad
esempio questo bracciale che ha una conchiglia, pelle e perle, questo per me è una
meraviglia, non ci potrà mai essere niente che mi piace di più solo
perché è d’oro o ha dei materiali più nobili. In realtà se ci
penso questo uno se lo può fare in casa, ciò non toglie che questo
secondo me è proprio un oggetto di lusso.
Daria:
per me il lusso è poter essere indipendenti e personali. Noi quando
realizziamo delle cose non teniamo proprio conto degli indagini di
mercato, quello che fanno invece tutte le altre aziende, perché né
sono costrette essendo dentro un sistema. Per me il lusso è
fregarmene. Nessuno mi dice come devo fare le cose e questo è il
vero lusso per me.
Tornando
al vostro nome, non pensate che Chez Dédé può confondere e la
gente penserà che siete un marchio francese?
Andrea:
probabilmente, ma la cosa buffa è che noi facendo la comunicazione
sappiamo perfettamente che nella comunicazione esistono delle regole,
ma questa volta non abbiamo rispettato nessuna di queste regole. Non
volontariamente, è semplicemente andata così. Quindi, se mi
chiedessi adesso se per me Chez
Dédé è il nome più giusto ti potrei dire forse no. Ma alla
fine funziona e forse proprio per questo.
É
divertente proprio far confondere le persone, il nostro negozi è
quasi un invito a perdersi per il cliente che entra. Perditi,
tanto non succede nulla, non è un posto pericoloso. E poi non
abbiamo mai scritto Chez Dédé
nello stesso modo. Il nostro logo è sempre diverso. Insomma, non
prendiamo troppo sul serio le regole e ci divertiamo.
Avete
dovuto lasciare le altre vostre attività per fare questo lavoro?
Andrea:
Non abbiamo mollato niente. Io insegno allo IED, arti visivi e
comunicazione, faccio l'illustratore, e da gennaio lavoro con Art
Department di New York, per lo studio di comunicazione continuiamo a
lavorare per grandi clienti.
Daria:
non abbiamo mollato anche perché non abbiamo sponsor o finanziamenti per quanto riguarda Chez
Dédé. Ci finanziamo da soli. Continuando a fare le
altre cose almeno sappiamo che finché questa cosa non prende bene
piede abbiamo una sicurezza.
La
crisi scatena comunque la voglia di fare, vedo tante storie positive
in questo periodo, nonostante tutto.
Daria:
sì, diciamo che è normale, la crisi ti da voglia di provare a fare
davvero quello che ti piace perché così almeno ci metti tutte le
tue energie e ti diverti invece di fare un lavoro
noioso e frustrante.
Parliamo
dei vostri prodotti. Se dovessi scegliere una sola cosa Chez Dédé
che cosa mi avreste consigliato?
Daria:
le nostre borse, le grand sac, sono il nostro prodotto più iconico.
E tra tutte la St. Barth, la più rappresentativa. É una borsa
capiente, da l’idea di versatilità, con questa borsa vai al mare,
vai a fare shopping, vai in viaggio, con i manici pensati per
portarla in tutti i modi, di una stoffa struggente. E poi è anche la
prima nata.
Possiamo
dire che le nostre borse sono nate come dedica ai luoghi che amiamo.
Ad esempio, l’anno scorso siamo stati a Tangeri, abbiamo scoperto
una città che ci ha molto sorpresi, ci è piaciuta molto, perché ha
un’anima insieme molto nordafricana, molto decò, molto rock. E
quando siamo tornati non potevamo non dedicarle una borsa. Quando
l’abbiamo pensata ci è venuto subito di farla in jeans, con la
pelle scura perché siamo in Marocco, ma con i profili in pelle
chiara perché al tempo stesso è molto chic e raffinata, con la
scritta Tangeri in deco e con Chez
Dédé in stile anni 70 come se fosse la copertina di un
disco. Insomma, dietro ogni borsa c’è una storia.
Creando
le vostre borse seguite anche le stagioni?
Daria:
non abbiamo stagionalità proprio perché siamo atipici in tutto. E
poi la borsa in tela si può portare tutto l’anno. Le nostre borse
sono continuative. Per noi è molto importante che chi compra una
nostra borsa dopo un anno non ha per la mani una cosa vecchia o
considerata vecchia. A me piace quando le cose invecchiano diventando così ancora più belle, con l’effetto delavè, usato, anche un
po' rovinato, la pelle deve invecchiare. Quindi l’idea di fare qualcosa che dopo 6 mesi non la puoi più mettere la trovo triste.
Create
anche su ordinazione, pezzi unici o personalizzati?
Daria:
sì, per i privati c’è la possibilità di fare una
personalizzazione con delle iniziali sulla borsa. Siamo anche aperti
per gli alberghi o piccoli resort che vogliono regalare ai loro clienti
una edizione limitata o vogliono realizzare una cosa unica insieme a
noi che possa essere venduta solo da loro.
Nella
vostra boutique non ci sono solo prodotti Chez Dédé, ma anche di
altre marche.
Daria:
abbiamo una selezione di brand raffinatissimi, che corrispondono al
nostro gusto e stile. Abbiamo i gioielli di Ishi, un brand messicano
che fa cose meravigliose con la nappa intrecciata,
i gioielli Isla Fontaine di Venezia, la linea di profumi di Linda Rodin in esclusiva a Roma,
mobili vintage americani anni 50-60, i prodotti grooming per uomo in corno e ebano Men’s Heritage, Fabscarte che fa carte da parati a mano, dei veri capolavori. Abbiamo anche dei libri e album, lampade.
i gioielli Isla Fontaine di Venezia, la linea di profumi di Linda Rodin in esclusiva a Roma,
mobili vintage americani anni 50-60, i prodotti grooming per uomo in corno e ebano Men’s Heritage, Fabscarte che fa carte da parati a mano, dei veri capolavori. Abbiamo anche dei libri e album, lampade.
Andrea:
avere un negozio proprio cambia molto la prospettiva, perchè in
teoria puoi prendere qualsiasi cosa e metterla in vendita. Puoi
sperimentare e metterti in contatto con il mondo.
I vostri prodotti si trovano anche in altri negozi?
Daria: sì, da Vestibule a Zurigo, Le Bon Marchè a Parigi, Studio Scarpa ad Oslo,
Campomarzio 70 a Roma. Sono solo alcuni dei nostri retailers. Questo
spazio adesso è diventato anche showroom. Quindi se ci sono dei
negozianti interessati in collaborazioni, siamo aperti per i
contatti.
Pensate
di aprire altri monomarca, magari in qualche altra città o paese?
Daria:
ci sono arrivate già delle proposte che valuteremo e vedremo. Questo
negozio l’abbiamo arredato da soli, è stato impegnativo. Ogni
pezzo di arredamento è stato comprato da noi personalmente. Ho girato per negozi di modernariato, laboratori, atelier di restauro,
su e-bay.
Deve
essere di nuovo un piacere farlo, altrimenti se ci sarà lo stress e
l’ansia non verrà così bene. La sfida di aprire un Chez
Dédé da un'altra parte parte è come trasmettere l’aria del
posto senza perdere la nostra impronta. Qui a Roma volevo che tutto
parlasse di shabby chic, di decadenza di questa città, tutto era
scelto per far capire che sono a Roma e non a Strasburgo o a New York
o a Berlino.
Che
cosa vi piace nel vostro lavoro?
Daria:
la soddisfazione di incrociare persone, parlare con loro, è molto
faticoso e impegnativo, proprio fisicamente, ma anche molto bello.
Qui stanno passando persone che non passano facilmente in altri
negozi. In poche settimane abbiamo avuto Scott Schuman di the
Sartorialist, i giornalisti di Condè Nast Traveler, direttori
creativi, tra cui Alessandro Michele di Gucci.
La
cosa che ci dicono più spesso è che questo posto è molto
personale. Ed è normale, perchè da noi lo spazio non è anonimo.
Basta varcare la nostra soglia per capirlo. Qui ci sono le nostre
cose, i reperti di viaggi che raccontano di noi. Per cui le persone
hanno subito la sensazione di conoscerci e questo crea gli ottimi
presupposti per le amicizie. É una cosa che non mi aspettavo. Non
credevo che aprire la boutique avrebbe avuto dei benefici anche al
livello umano.
Certo,
come tutte le cose molto personali non può piacere a tutti, ma non abbiamo mai cercato di piacere a tutti, non l’avevamo proprio messo
come priorità. Ma con quelli a cui piace abbiamo delle affinità
caratteriali, artistiche.
Andrea:
io invece a differenza da Daria ho una strana sensazione, sarò anche
presuntuoso, che in realtà noi piacciamo proprio a tutti! Ovviamente
le nostre cose non sono per tutti, anche se non sono carissime. In
realtà il posto sembra un po’ un tempio e certe persone forse
vengono messe in suggestione da questa cosa, ma molte persone fanno
un giro e dicono che vorrebbero comprare non una sola cosa, ma tutte,
perché sono tutte belle!
Voi
siete una coppia anche nella vita. Come incide il rapporto personale
sul rapporto professionale? È difficile essere una coppia nella vita
e nel lavoro?
Andrea:
da quando stiamo insieme abbiamo sempre lavorato insieme, quindi è
abbastanza naturale per noi.
Daria:
abbiamo sempre litigato, perché tutti e due lottiamo per quello che
pensiamo, nessuno dei due molla facilmente, ognuno ha le proprie idee
e ne è convinto, insomma è un po’ complicato. Ma quando tutti e due siamo convinti, allora quella cosa
per me
ha abbastanza senso e lo
sanno anche i nostri soci, che sono mio fratello Marco e Veronica,
la mia ex-compagna di scuola, designer di moda che ha deciso di
investire il suo tempo e le sue risorse in Chez
Dédé.
Riuscite
a dividere il lavoro dalla vita privata?
Daria:
c’è da dire che il nostro lavoro coincide anche con la nostra
passione, ha talmente tanto a che fare con l’arte, con i viaggi,
con la letteratura. Quindi il lavoro è sempre presente nella nostra
vita, ma non ci pesa.
Andrea:
quando fai un lavoro creativo come questo non stacchi mai realmente.
Se vado a vedere una mostra oppure se entro in un negozio alla fine rientra nel tuo lavoro. Ti lascia qualcosa che prima o poi si
vedrà. A volte nascono anche dei contatti di lavoro così.
Andrea,
qualche parola sulla sua attività da illustratore.
Andrea:
nasco come illustratore, sono laureato in storia dell’arte
contemporanea, ho sempre disegnato e dipinto, ma poi, quasi per caso,
consigliato dai miei amici che lavoravano nel mondo della pubblicità,
sono entrato in questo mondo. L’illustrazione a questo punto è
passata in secondo piano, l’ho sempre tenuta ai margini, come
divertimento. Invece ora mi è tornata proprio la voglia. Credo di
avere anche la maturità giusta per farlo, non solo dal punto di
vista tecnico, ma anche come contenuti. Mi fa piacere aver
trovato questa agenzia newyorkese, Art Department, molto
professionale. Ho visto che anche le persone che scelgono me come
illustratore capiscono proprio il lavoro che faccio.
Daria:
qui da noi si possono acquistare i lavori di Andrea. Abbiamo fatto delle
riproduzioni, stampe su larga scala su canvas in serie limitate, ogni
soggetto solo in 25 copie numerate e firmate.
Si
capisce subito che viaggiate tantissimo. La vostra vacanza più
memorabile? La prossima meta?
Daria:
le vacanze ci uniscono molto. Per me, tra l’altro, le vacanze sono
la cartina tornasole delle coppie. In vacanza si capisce veramente
che rapporto hai con la persona perché, a differenza dal lavoro o
dalla casa dove spesso fai le cose che magari non ti piacciono ma le
devi fare, in vacanza invece ti rilassi e fai solo quello che vuoi.
Ed infatti a quel punto molte coppie si scoppiano.
Con
Andrea in vacanza siamo una persona sola, nonostante caratterialmente
siamo molto diversi, ci piace proprio fare le stesse cose. Lui è
un compagno di viaggi ideale. Quando mi capita di viaggiare per
lavoro da sola, mi manca molto.
Per
quanto riguarda la prossima meta direi Giappone, è un posto dove non
sono mai stata e che mi attrae moltissimo. La loro cultura, la
pittura, il ricevimento e la loro idea di accogliere. E poi vorrei
tornare a Buenos Aires. Ci siamo già stati e mi ha colpito così
tanto!
Andrea:
anche io vorrei andare in Giappone. É un mondo che mi sento molto
vicino e che mi ispirava fin da bambino, ho molti libri d’arte
giapponese a casa, mi riconosco molto nel loro modo di vedere le
cose.
Invece
il mio posto del cuore è St. Barth perché coincide esattamente con
la mia idea di lusso perché ha questa doppia anima selvaggia e
civilizzata, è Francia ma è ai Caraibi, è un posto caldo,
piacevole, rilassato, elegante dove puoi mettere un pareo e andare a
fare shopping da Bulgari.
Il
vostro legame con Roma?
Daria:
sono nata qui però sono andata via con i miei quando avevo 3 mesi.
Quando ero bambina Roma mi mancava tantissimo, mi veniva da piangere
quando sentivo le canzoni che parlavano di Roma. Credo sia viscerale
l’amore per questa città. In superficie neanche mi ricordo quanto
la amo, ma quando mi allontano e vedo qualcosa di Roma mi viene
subito una groppa alla gola, un magone.
Andrea:
sono nato a Gorizia, ma ormai vivo a Roma da quando avevo 7-8 anni.
Ho una doppia percezione di Roma come tutti quelli che sono nati da
una parte e poi hanno subito girato non mi sento di nessun posto in
particolare. Roma è comunque la mia città visto che ci vivo ormai
da 45 anni, ma guardo i romani comunque come se fossi straniero, in
modo un po’ distaccato.
Qualche
vostro indirizzo o posto preferito a Roma?
Andrea:
trovare un solo posto a Roma è veramente complicato. La
piazza che io amo di più a Roma è la piazza del Quirinale.
Altrimenti i musei, tutti. Ad esempio, la Galleria Nazionale d’Arte
Moderna. L’arte italiana gode di stima internazionale sopratutto
per il periodo cha va dal 400 al 600, per il Rinascimento. L’arte
dell’800 è sempre stata vissuta in chiave minore. Ma proprio
perché questo periodo rappresenta la storia d’Italia unita,
secondo me è un posto da non sottovalutare, ha un grande fascino, da
riscoprire.
Daria:
io propongo il caffè Canova Tadolini, in via del Babuino. Non per la
sua proposta enogastronomica ma per tutto quello che c’è dentro. E
poi via Margutta, con tutti i suoi atelier, l’Osteria Margutta, uno
dei miei posti del cuore.
Chez Dédé
via di Monserrato, 34/35
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