Mi capita raramente di avere un sabato mattina libero. Di solito
gioco a tennis o comunque ho qualcosa da fare. Ma sabato scorso non avevo nessun
impegno. Così ho deciso di non impigrirmi, alzarmi presto ed andare, finalmente,
alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, il così detto GNAM. L’ultima volta c'ero stata tanti anni fa, ed ecco che finalmente è arrivato il momento di tornarci.
Di solito mi segno delle mostre interessanti da visitare ma
senza pianificare le date delle visite. Secondo me per andare alla mostra o al
museo ci vuole uno stato d’animo appropriato. Altrimenti la visita non serve a
nulla, non darà nulla. Ultimamente ho iniziato a vedere le mostre non come fonte di educazione, ma come fonte di emozioni. Mi piace già il fatto
di andare al museo o alla galleria, il silenzio delle sale, il sussurrare tra i
visitatori, l’ecco del ticchettio dei tacchi. Mi piace star seduta sui
divanetti nelle sale e osservare i visitatori. Le mostre per me non sono solo le
opere d’arte ma l’atmosfera che creano. Vado spesso alle mostre quando voglio
cambiare umore, staccare la spina, distrarmi e quasi sempre questa mossa
funziona.
Ma torniamo a GNAM. È una delle più grandi gallerie di Roma
dove c’è una grande collezione permanente e spesso vengono organizzate delle
mostre interessanti. In questo momento ci sono quattro mostre: Il fascino discreto
dell’oggetto, Arte in
Giappone 1868 – 1945, Valerio Rocco Orlando The Reverse Grand Tour, Sean Scally:
change and horizontals.
Ero interessata soprattutto nella mostra dedicata al
Giappone, la mia vecchia passione. Questa mostra è dedicata ai 50 anni
dell’Istituto di Cultura giapponese a Roma e include delle opere d’arte create
nel periodo dalla fine del XIX secolo fino alla metà del XX secolo. È ancora
una possibilità per sapere di più su questo paese. L’ennesima volta ho avuto la
conferma che dell'arte giapponese amo la capacità di vedere la bellezza,
l’armonia e la poesia anche nelle cose semplicissime, come ad esempio un cesto
con dei cuccioli.
Dopo la mostra fa piacere passare al Caffè delle Arti per
un lunch o un caffè, un posto raffinato situato nella Galleria e conosciuto in
città. Se il tempo permette è bello sistemarsi ad un tavolino fuori nel giardino.
E dopo la
visita in Galleria viene naturale la voglia di fare due passi in Villa
Borghese, uno degli ingressi si trova proprio di fronte al museo. In primavera
è proprio piacevole passeggiare lungo i suoi viali alberati ammirando gli
alberi in fiore e prati verdi, osservare i novelli barcaioli nel
laghetto sui bordi del quale stanno le papere scontente di questo disturbo,
intenerirsi alla vista di bimbi che giocano con i tranquillissimi labrador di
famiglia, incrociarsi con i corridori e ciclisti che sfrecciano qua e la e
finalmente arrivare al Pincio dal quale si apre una veduta indimenticabile
sulla cupola di San Pietro e sulla piazza del Popolo che si può raggiungere
scendendo una lunga scala.