Ho conosciuto Francesca Anfosso, direttore
della galleria d'arte 28 Piazza di Pietra, in occasione della prima mostra
"Single Saudi Women" della fotografa saudita Wasma Mansour
organizzata da questa giovane galleria aperta nel dicembre dell'anno scorso.
Sono subito rimasta affascinata da questo nuovo posto e sopratutto da
Francesca, dal suo modo di accogliere e raccontare, professionale e amichevole.
Già quella volta avevo deciso che avrei voluto intervistarla per il mio blog, e
così quando ci siamo rivisti in occasione della seconda mostra "Magnitudo
Emilia" organizzata dalla galleria ci siamo accordati per questa
intervista.
Partiamo subito da questa seconda mostra
fotografica organizzata da voi, completamente diversa dalla prima.
Si tratta di un progetto del fotoreporter
Luigi Ottani e della scrittrice Annalisa Vandelli che raccontano il terremoto
in Emilia a quasi un anno di distanza attraverso testi e immagini raccolti in un volume anche questo presentato
qui in galleria durante l'inaugurazione della mostra. Oggi dimentichiamo le
cose e gli eventi troppo in fretta, invece questo progetto ci permette di
riscoprire, di rivalutare, di conservare quei momenti tragici per non
dimenticare, ma anche per ritrovare la forza e per aiutare. Per fortuna il
terremoto in Emilia non ha provocato tante vittime, ma forse proprio per questo
motivo ne hanno parlato relativamente poco. Ma la forza di emiliani è proprio
nel loro carattere, nel loro saper reagire compatto e con lo slancio creativo,
e questo progetto fotografico e il libro ne sono la conferma. Magnitudo Emilia
ha anche l'obbiettivo di raccogliere fondi: una quota fissa di 2 euro a copia è
destinata alla ricostruzione dei comuni colpiti dal sisma. Aggiornamenti e
approfondimenti si può trovare sul sito www.magnitudoemilia.it
Bellissima iniziativa e bellissima mostra
che sicuramente arricchisce il curriculum della Sua galleria. Ma come è nata l'idea
di aprirla, da che cosa è iniziato tutto?
Sono sempre stata appassionata della storia
dell’arte, della cultura in generale. Ho studiato lettere e filosofia, e poi ho
fatto la specializzazione in editoria e giornalismo, mi sono laureata in storia
del teatro. Per un periodo
organizzavo degli eventi per una libreria di un piccolo editore romano.
Terminata questa esperienza ho iniziato a pensare a questo spazio a
disposizione che appartiene alla mia famiglia, era di mia nonna. Lei prima lo
affittava come magazzino ad un noto fioraio che aveva una boutique non lontano
da qui. Il magazzino era diventato anche famoso, grazie ad una scena nel film
Saturno Contro di Ferzan Ozpetek.
Ci tenevo tanto ad utilizzare questo spazio per fare una cosa bella,
suggerire un nuovo modo di vivere nel centro facendo qualche tipo di attività
culturale. Così ho deciso di aprire la galleria, con passione e convinzione. Mi
piacerebbe sfruttare e coltivare i miei interessi, selezionare gli argomenti,
contenuti e temi in cui credo e che potrebbero interessare delle persone. Ora che la galleria è aperta, è nei
miei propositi farla diventare uno spazio per la cultura a 360 gradi. Voglio
organizzare degli eventi nell’ambito culturale, presentazioni di libri,
conferenze, seminari, tavole rotonde. È un modo per tenere attenzione alta, lo
spazio vivo, per incentivare le persone a visitarlo al di là delle mostre in
corso, a promuovere gli artisti esposti. Secondo me il ruolo della galleria
dovrebbe essere del mediatore culturale, che fa circolare delle idee e dove se
ne producono di nuove e questo avviene tramite incontri e confronti tra diverse
persone e diversi argomenti.
Certo, mi rendo conto che sono stata
fortunata, che ho avuto questa bellissima opportunità, ma la vita è così, fatta
anche di opportunità. Ora io cerco di sfruttare questa opportunità al meglio,
cerco di fare una cosa che sia bella per me e di conseguenza bella per gli
altri. E poi credo che se uno fa una cosa in cui crede e con passione, allora
gli riesce bene e prima o poi ti porterà dei risultati, delle
soddisfazioni.
Quale sono le difficoltà o particolarità
nel gestire una galleria?
Da quando è partito il progetto della
galleria ho dei ritmi serrati. Certo essere capo di me stessa ha dei vantaggi e
degli svantaggi. Posso gestire il mio tempo da sola, ma a volte rischio di non
fermarmi più, lavorare anche dopo la cena, fare allestimenti fino all’una di
notte, a volte mi trovo a mandare e-mail a mezzanotte. Ma è così, ci tengo
molto a questo progetto, e i primi mesi sono importantissimi.
Come si tiene aggiornata? Trova del tempo
per andare a vedere le altre mostre?
Vado nei musei di domenica, l’unico giorno
di chiusura della mia galleria. Cerco di ritagliare degli spazi per queste
cose, ad esempio vado spesso al MAXXI dove in questo periodo organizzano delle
conferenze interessantissime sull’arte e il mercato, arte e critica. Devo
tenermi aggiornata, anche sull’aspetto commerciale, economico, che è anche
parte di questo lavoro, anche se è sempre un po’ sgradevole parlare di soldi
quando si parla dell’arte, è come mescolare il sacro e il profano. Ma d'altra
parte è anche giusto che la gente che ha deciso di dedicare la sua vita
all’arte, alla cultura deve anche mangiare. Quindi studio, mi informo, leggo i
libri.
A proposito di MAXXI, dopo l’apertura di
questo museo si è parlato tanto dello spostamento del polo dell’arte
contemporanea italiana da Milano a Roma. Lei che cosa ne pensa, è d’accordo?
Penso che sia questa l’intenzione, poi bisogna
vedere se sarà percepito in tal modo dai romani e dall’ambiente internazionale.
Secondo me Milano ha ancora una marcia in più rispetto a Roma, forse anche per
la sua collocazione geografica, è più aperta verso l’Europa. A Milano c’è tanta
tradizione, di grandi nomi, di famose gallerie. Roma nonostante l’afflusso
perenne di turisti rimane ancora non così aperta al mondo, nel senso di
mentalità. Ad esempio a Milano fa meno strano aprire una galleria d’arte che a
Roma. Però sono convinta che bisogna non solo criticare o parlare o sognare ma
anche provare.
E poi è
importante coltivare talenti italiani, ma con uno sguardo verso i talenti
stranieri. Ad esempio, la nostra prossima mostra sarà di un artista italiano
emergente e quella successiva di due ragazzi che vengono da Londra.
Allora ci potrebbe raccontare un pò di più
sulle prossime mostre?
L’artista italiano farà un’esposizione su
due livelli, con una netta differenza tra quello che accadrà sopra e quello che
accadrà sotto. Abbiamo trovato la chiave di interpretare lo spazio in questo
modo. Mi piace l’idea di lasciare il livello superiore visibile dalla piazza per le esposizioni tipo
classico, invece quello sotto più intimo e suggestivo si presta benissimo per
le interpretazioni diverse.
Mi piace molto pensare che l'artista venga qui e si ispiri. Penso che
ogni progetto deve essere studiato e calibrato sul luogo per avere una sua
unicità. Lo stesso materiale può comporre esposizioni completamente differenti
a seconda di come l'artista utilizza lo spazio a disposizione. Comunque secondo
me la galleria deve essere una scatola vuota per dare la possibilità
all’artista di non avere elementi troppo caratterizzanti che poi magari
distolgono l’attenzione da quello che deve essere il protagonista. Però trovo
comunque bello cercare di adottare l’esposizione, l’allestimento dello spazio
in maniera tale che ci sia una valorizzazione reciproca. È il bello di mio
lavoro: ogni volta qualcosa di diverso, di nuovo, come rinascere.
In generale come fa la selezione di temi,
di artisti per le mostre?
In questo periodo ricevo tantissime proposte
per le mostre, autocandidature. Guardo intorno, visito le altre gallerie,
ascolto gli amici e conoscenti che mi raccontano di cose interessanti viste in
giro. Questo lavoro è fatto anche di relazioni, quindi cerco di muovermi, di
informarmi, di conoscere le persone, di parlare. Insomma, è un lavoro che
richiede tantissima preparazione e coinvolge tanti aspetti, aspetto
relazionale, aspetto estetico, aspetto commerciale, aspetto artistico, aspetto
storico, devi essere preparato e aperto a 360 gradi. Bisogna lavorare in diverse
direzioni.
Comunque investo
nei progetti che convincono. Trovo interessante mostrare la poliedricità del
mezzo fotografico e di altre forme d’arte. Non mi limito solo alla fotografia,
mi interessa anche la pittura, le installazioni, la scultura. L’importante è
che il progetto dica qualcosa a me per prima, questo è il presupposto per poter
iniziare una collaborazione. Poi è anche molto importante il rapporto che c’è
tra il gallerista e l'artista. Deve esserci una componente di empatia, ci si
conosce e si capisce subito se puoi lavorare bene.
Ora parliamo un pò del Suo legame con Roma. Potrebbe vivere lontano da Roma? Che cosa ama particolarmente di questa città e
della sua gente?
Sono nata a Genova, dove ho vissuto i miei primi 2 anni,
dopo mi sono trasferita a Napoli con la mia famiglia dove ho vissuto 5 anni e
poi nel 1987 ci siamo trasferiti a Roma. Io mi sento romana, sono cresciuta
qui, qui ho tutti gli amici, qui ho fatto le scuole, l’università. I romani
sono accoglienti, solari, aperti, certo abbiamo dei difetti, ma è una bella
città che ti conquista. Abbiamo dei panorami mozzafiato, basta pensare al
lungotevere con i suoi ponti, con la cupola di San Pietro che si vede da
lontano.
È un po’ difficile
rispondere se potrei vivere lontano da Roma. Mi piace moltissimo viaggiare e
conoscere il mondo, ho fatto tantissimi viaggi e sono sempre stata bene anche
in altri paesi. Ad esempio, ho vissuto un anno in Svizzera a Basilea e devo
dire che mi sono trovata bene, nonostante è un paese molto diverso dall’Italia.
Forse più che legame con la città di Roma ho un forte legame con la mia
famiglia e con gli affetti che ho qui.
Comunque amo molto l'Italia e credo che se riesci
a trovare la tua strada e dare un contributo al tuo paese allora perché andare
via.
Secondo Lei esiste un Roman lifestyle,
stile di vita alla romana? Se sì, come lo descriverebbe, in che cosa
consiste?
Lo stile romano, sì, credo che esista, mi
vengono in mente una passeggiata di domenica mattina durante la bella stagione,
cornetto e cappuccino al bar la mattina, pause caffè verso le 11.00 nei bar
affollatissimi. In generale, è uno stile di vita, un atteggiamento molto
rilassato.
Quale il Suo museo preferito a Roma?
È una domanda difficile! Mi piacciono vari
musei, il MAXXI, ma anche Macro in via Nizza che trovo molto bello anche dal
punto di vista architettonico, apprezzo molto il lavoro di recupero. A Roma in
questo momento c’è grande fermento per quello che riguarda l'architettura e ne
sono molto contenta. Abbiamo fatto l'Auditorium, il ponte della Musica, MAXXI,
Macro, vuol dire che qualcosa sta cambiando, anche per essere in linea con le
altre grandi città come Parigi o Londra. C’è il clima di cambiamento, Roma sta
cambiando in questo senso.
Secondo
me è molto importante promuovere l’idea che non bisogna avere paura dell’arte e
bisogna avvicinarsi all’arte, ai musei. Penso che l’arte sia per tutti. Spero
che la mia galleria sarà percepita come un posto aperto a tutti, vorrei che le
persone entrino, chiedano, guardino, senza aver paura e pensare all’arte come a
qualcosa per pochi eletti. Da tutto questo possono nascere nuovi contatti e
nuove idee.
Qualche altro Suo indirizzo o posto
preferito a Roma?
Un'altra domanda difficile che mi mette
sempre in crisi! Cambio spesso le mie preferenze e vado molto a periodi. Per
rimanere in zona dico l'enoteca Spiriti, aperta da poco qui in piazza di
Pietra. È un posto ricercato, elegante, si mangia molto bene, ma volendo si può
passare anche solo per un aperitivo.
La mostra Magnitudo Emilia è aperta fino al
15 aprile.